Quanto accaduto in Libano nella giornata di oggi potrebbe passare alla storia come uno dei più diffusi e violenti attacchi hacker dell’intera storia mondiale con centinaia (secondo alcune fonti migliaia) di cercapersone che sono esplosi simultaneamente in tutto il paese ferendo altrettanti presunti militanti di Hezbollah: un attacco – riportano ad accusano i media libanesi – ordito da Israele e dallo Shin Bet, e mentre dal gabinetto di Netanyahu arriva una ferma smentita è il commento (poi rimosso) di un ex funzionario che sembrano confermare l’ipotesi che va per la maggiore delle ultime ore.



Facendo un passetto indietro, le esplosioni dei cercapersone si sono registrare in tutto il Libano: in larga parte nel sud della capitale Beirut, ma anche nell’intera fascia meridionale dello stato ed addirittura in Siria (precisamente a Damasco); tutte aree in cui il movimento sciita di Hezbollah ha trovato un ampia base di consensi, nascondendo la propria identità mischiandosi tra i comuni cittadini, come dimostrano peraltro i numerosi video delle esplosioni diffusi in queste ore.



Israele prende le distanze dall’attacco hacker in Libano: “Non c’entriamo nulla”

Complessivamente è difficile ricostruire quante persone siano rimaste ferite nell’attacco hacker libanese, con alcuni media che parlano di centinaia di persone coinvolte ed altri che ne citano addirittura migliaia; mentre sappiamo per certo – a dirlo è una fonte degli stessi Hezbollah interpellata dal Wall Street Journal – che dietro alle esplosioni ci sarebbe un surriscaldamento dei dispositivi che ha allertato molti miliziani che sono così riusciti a salvarsi e che è rimasto coinvolto – con ferite fortunatamente lievi – anche l’ambasciatore iraniano Mojtaba Amani.



Ad aprire all’ipotesi che dietro agli attacchi in Libano ci sia Israele è stato – dopo ovviamente i miliziani sciiti – è stato l’ex portavoce di Netanyahu Topaz Luk che in un commento su Twitter ha lasciato intendere (senza dirlo apertamente) il possibile zampino di Tel Aviv; mentre dal conto suo il primo ministro israeliano è corso immediatamente ai ripari precisando di non c’entrare nulla con l’attacco hacker e che “Topaz Luk da alcuni mesi non è più portavoce (..) e non è coinvolto nel cerchio delle discussioni”.

I video dei cercapersone di Hezbollah che esplodono