Il fuoco continua ad essere un incubo per il Libano. Dopo la drammatica esplosione che il 4 agosto scorso ha sventrato Beirut, uccidendo quasi 200 persone e ferendone 6.500, con danni stimabili in miliardi di dollari, un incendio è scoppiato questa mattina in un edificio del centro della capitale. La zona interessata è quella del porto, la stessa dove ha avuto luogo la deflagrazione che ha fatto sprofondare nel caos un Paese già alle prese con una piaga difficile da richiudere: quella della corruzione diffusa nella sua classe dirigente. La struttura interessata dall’incendio, come riportato da Rai News, è un’opera dell’archistar Zaha Hadid, ancora in costruzione ed è situata sulla strada principale che passa dal porto. Al momento non si segnalano feriti né sono ancora note le cause dell’incendio.



LIBANO, INCENDIO A BEIRUT NELLA ZONA DEL PORTO

Un funzionario della Protezione civile ha riferito che sul caso verrà aperta un’indagine, ma è un fatto che quello odierno è già il terzo incendio in una settimana dopo i due che hanno interessato la zona del porto. Difficile insomma immaginare che si tratti di un caso. L’incendio di oggi non fa altro che aggravare la condizione psicologica della popolazione di un Libano alle prese con una crisi economica senza precedenti che lo ha reso oggetto del desiderio geopolitico di più potenze. Affetto da una corruzione sistemica, bloccato dalla necessità di rappresentare le diverse confessioni religiosi presenti nel Paese a livello governativo, la nazione dei cedri è già al collasso. Le fiamme odierne non fanno altro che alimentare la narrazione di un Libano che brucia.

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