A Milano le manifestazioni anti-Israele si susseguono indisturbate: anche quando vanno in escalation verbale contro la senatrice Liliana Segre (che abita in città), accusata di essere una “agente sionista”. Nella metropoli lombarda è ancora evidentemente in vigore la “dottrina Mattarella”, sollecitata al governo Meloni dal Quirinale (dove siede oggi un “dem” cattolico) dopo gli incidenti di Pisa dello scorso febbraio.



Allora un corteo di studenti e centri sociali si era diretto verso “luoghi sensibili” per l’ebraismo e venne contrastato a colpi di manganello dalle forze dell’ordine.  Fu il Presidente della Repubblica – con un passo istituzionalmente forte – a censurare il ministro Piantedosi, vietando l’uso della forza pubblica contro la libertà costituzionale di pensiero, parola, manifestazione pubblica. anche contro Israele. Da allora pure l’Italia – non diversamente dagli Usa e dagli altri Paesi europei – è incessantemente punteggiata di tendopoli universitarie e cortei pro-palestinesi, spesso caratterizzati da contestazioni contro la senatrice a vita, nominata nel 2018 da Mattarella in quanto reduce-testimone di Auschwitz.



L’altra sera, nel centro di Milano, un’ennesima manifestazione “contro l’escalation militare in Libano e l’inaccettabile bilancio di vittime civili” è stata chiamata dalle articolazioni cittadine di: Cgil, Anpi, Arci, Acli, Aned, Coordinamento democrazia costituzionale, Libertà e Giustizia, Pd, Alleanza Verdi Sinistra, M5s, Rifondazione Comunista (per inciso: il “campo largo” dell’opposizione è sembrato molto più integro che in Parlamento e soprattutto certo nel suo orientamento sul maggior tema di politica estera del momento).

A Roma, nel frattempo, una decisione diretta del Viminale ha vietato una manifestazione filo-palestinese indetta per sabato prossimo nella capitale su impulso di associazioni arabe o di amicizia con il popolo palestinese, due giorni prima dell’anniversario del 7 Ottobre. L’Unione democratica arabo-palestinese ha annunciato un ricorso d’urgenza al Tar contro l’alt di Piantedosi, ma i giudici laziali, ieri sera, lo hanno subito respinto. La Questura di Roma ha intanto ribadito “tolleranza zero” verso eventuali violazioni del divieto, mentre il tam tam social fissava già a 30mila la stima delle partecipazioni attese.



Il passo del governo – che pare archiviare la tacita accettazione della “dottrina Mattarella”, almeno a Roma – pare avere fini evidenti. Al di là dei rischi specifici di un “sabato di fuoco” nella capitale, è apparsa tutt’altro che teorica la prospettiva che i cortei puntassero non solo verso l’ambasciata israeliana (sulla falsariga degli attentati delle ultime ore alle rappresentanze in Svezia e Danimarca) e altre sedi di culto o riunione della comunità ebraica, ma verso tutti i “luoghi sensibili” delle massime istituzioni dello Stato italiano: il Quirinale, Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama (il Senato è fra l’altro la “casa” della senatrice Segre, che ha ricevuto negli ultimi dal presidente Ignazio La Russa una quasi unica espressione formale di solidarietà).

A Roma, il governo di una Repubblica parlamentare (per una volta non contrastato dagli umori di una qualche magistratura) sembra dunque quindi deciso di far valere la sua linea originaria sulla questione mediorientale, nei suoi versanti politici interni e internazionali. Il 12 ottobre – alla vigilia del voto presidenziale Usa – la premier Giorgia Meloni è fra l’altro attesa in Germania per un vertice Nato allargato a 57 Paesi e presieduto personalmente da Joe Biden, al suo ultimo viaggio in Europa. All’ordine del giorno è la conferma del sostegno “occidentale” dell’Ucraina contro la Russia, che però si sta facendo sempre meno distinguibile da quello a Israele contro l’asse Iran-Hezbollah-Hamas-Houti.

Sarà interessante vedere come l’opposizione saprà mantenere il proprio dissenso verso il rilancio della dottrina storica e strategica dello Stato ebraico: chiunque si opponga al “diritto di Israele di difendere la sua esistenza e sicurezza” è per definizione un anti-sionista, dunque un antisemita. E ogni iniziativa di Israele oggi è incontestabile e inopponibile perché direttamente innestata nella Memoria “assoluta” della Shoah.

Resta il fatto che a Milano, l’altra sera, anche i mezzi pubblici hanno disciplinatamente rallentato per consentire altre proteste anti-israeliane. Anche contro la senatrice Segre: per lunghi anni volto amato dalla sinistra e da un vasto mondo giovanile.

 

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