Enrico Mentana giovedì sera ci ha detto che insieme a tante cattive notizie ne doveva dare almeno due buone: la liberazione di Amina Milo Kalelkyzy, una ragazza italiana (di madre kazaka) che era in prigione ad Astana da tre mesi con l’accusa di detenzione di stupefacenti, e l’uscita da Gaza di quattro italiani, insieme a qualche centinaio di stranieri, cioè non palestinesi.



Certo questa, è vero, è una buona notizia, ma gli altri? Gli ostaggi presi da Hamas, la popolazione palestinese di Gaza?

Questa osservazione pone una questione che, per la verità, andava posta fin dall’inizio. Perché lasciare la responsabilità di reagire ai fatti del 7 ottobre solo ad Israele? L’atto terroristico di Hamas, formalmente riconosciuto come tale anche da chi si dichiara preoccupato per la causa palestinese, non era qualcosa che riguarda l’intera comunità internazionale, anche a partire dal fatto che a Gaza c’erano e probabilmente ci sono ancora molti “stranieri”?



Un intervento collettivo concorde, guidato dall’ONU, avrebbe portato alla liberazione degli ostaggi attraverso l’isolamento politico internazionale di Hamas. Forse sarebbe stato possibile finalmente un affronto serio della causa palestinese. Credo che un intervento di questo tipo avrebbe anche potuto evitare i bombardamenti sulla città che hanno provocato tante vittime. Se poi è vero che le basi di Hamas sono nascoste in centinaia di chiilometri di tunnel sotterranei, non può non venirci qualche domanda.

Innanzitutto, che serve bombardare le case se non per terrorizzare la gente, come si fece a Dresda durante la seconda guerra mondiale?



Secondo: non sono un ingegnere esperto di tunnel ma sono vissuto per quasi vent’anni nella Siberia asiatica, in una zona di miniere e ho visto con i miei occhi quanto materiale viene fuori da ogni miniera, creando vere e proprie colline di materiale inerte oltre al carbone estratto. Possibile che i super-agenti del Mossad e i loro colleghi non si siano accorti di nulla, non abbiano per tempo provveduto ad occuparsi del problema, a segnalarlo all’opinione pubblica internazionale prima che scoppiasse il bubbone? Pensavano forse che quelli di Hamas con quel materiale si preparassero a fare tanti castelli di sabbia sulla spiaggia?

Non è che in Israele c’è qualcuno che, ripetendo l’errore degli americani dopo l’11 settembre 2001, pensa di farla finita una volta per sempre con un’azione militare?

Un’ultima proposta, troppo ovvia per essere accettata dai potenti. Perché finalmente non chiudiamo quell’opera costosissima e inutile che si chiama ONU, cioè Organizzazione delle Nazioni Unite, unite solo nel mandarci superpagati funzionari con il loro seguito?

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