Il dolore della famiglia di Libero Grassi si è manifestato anche negli ultimi anni in maniera profonda, per la vicenda del padre che è stato un martire nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. E recentemente la figlia Alice ha avuto parole molto dure verso il Governo italiano, sottolineando come alle parole non siano mai seguiti i fatti riguardo alle azioni di contrasto che sarebbero dovute essere state organizzate nei confronti della malavita: “O sono io che non mi sono accorta di niente oppure il governo in questo anno non ha fatto nulla per la lotta alla mafia. Siamo così intenti a respingere gente sfortunata che non ci occupiamo di ciò che succede a casa nostra, come la mafia o la ‘ndrangheta. Il ministro Salvini si sarebbe dovuto occupare della ‘ndrangheta al Nord, che esiste, invece non mi sembra che abbia fatto niente.” Alice Grassi ha pronunciato queste parole in occasione della commemorazione del padre in via Alfieri, scagliando la propria rabbia verbale nei confronti dell’ormai tramontato Governo gialloverde. (agg. di Fabio Belli)
“RISPARMIATE I SOLDI DI MICCE E BOMBE”
Disse no a Cosa Nostra è questa fu la sua colpa, almeno agli occhi della malavita che decise così di “punirlo” uccidendolo il 29 agosto del 1991. Questo è il triste epilogo della vita di Libero Grassi, l’imprenditore siciliano che disse no al pizzo. Proprio a lui è dedicato il prime time di Rai2 di oggi con la messa in onda del film Io sono Libero, la docu fiction dedicata alla sua figura e alle sue battaglie sociali. Il primo passaggio film film è datato 2016 e nei panni del protagonista troveremo l’attore teatrale Adriano Chiaramida mentre alla regia ci saranno Giovanni Filippetto e Francesco Micciché. Toccherà proprio al docu-film in onda questa sera ripercorrere gli ultimi otto mesi della vita di Libero Grassi partendo proprio dalla pubblicazione sul Giornale di Sicilia della famosa lettera al “Caro estorsore” con la quale l’imprenditore ha pubblicamente detto no alla mafia uscendone dalla morsa nonostante fosse chiaro, a quel punto, il suo destino.
IL NO AL PIZZO DI LIBERO GRASSI NEL DOCU-FILM IO SONO LIBERO
Nella lettera datata 10 gennaio 1991, Libero Grassi dichiara pubblicamente di non volere sottostare alle richieste del pizzo ergendosi a paladino dei suoi colleghi imprenditori che per anni sono stati sotto la morsa del pizzo, e ancora oggi continuano ad esserlo. Nella sua lettera chiara e concisa, l’imprenditore siciliano ha invitato i suoi aguzzini di risparmiare i “soldi di bombe e micce” perché non si sarebbe mai piegato alle loro minacce per non perdere quello che aveva costruito con le sue mani e il sudore della sua fronte. In particolare, ha scritto: “Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere…“. La sua storia è destinata ad echeggiare negli anni e ad arrivare alle nuove generazioni quelle che forse hanno dimenticato la lotta alla mafia e il sangue che è stato versato per essere liberi, proprio come Grassi voleva essere.
LIBERO GRASSI TRADITO DAI COLLEGHI IMPRENDITORI E NON SOLO
Ma chi era Libero Grassi? Il siciliano era un onesto imprenditore e padre di famiglia, che si è trovato di colpo nel mirino del clan Madonia che gli hanno chiesto il pizzo spingendolo ad una reazione, la famosa lettera che, da lì a poco, lo avrebbe ucciso. La battaglia dell’imprenditore ebbe eco nazionale e lui stesso, all’indomani della pubblicazione, consegnò, simbolicamente, le chiavi della sua azienda alla polizia chiedendo la loro protezione. La sua presa di posizione gli costò l’indignazione dei suoi colleghi e delle associazioni di imprenditori che presero posizione critica nei suoi confronti uccidendolo ancor di più dei suoi aguzzini. La mattina del 29 agosto 1991 l’imprenditore siciliano era appena uscito da casa sua quando un killer lo raggiunse uccidendolo a colpi di pistola come “esempio” di quello che sarebbe successo a chi, come lui, avrebbe detto no alle loro “richieste”. La sua eredità morale è stata raccolta dalla moglie, Pina Maisano Grassi.