Guidare un ragazzo alla scoperta della propria creatività significa fargli conoscere gli artisti e le loro opere, renderlo sempre più cosciente delle tecniche artistiche e del linguaggio dell’immagine cosicché possa “andare oltre ciò che si vede”.

 

Sete di Mistero

L’arte è un modo meraviglioso per evocare il mistero scrive René Magritte: un mistero nascosto nel reale, nella materia, nelle forme del quotidiano.



Le linee parallele all’orizzonte danno ampiezza, cioè una sezione della natura o, se preferite, dello spettacolo che il Pater Onnipotens Aeterne Deus spiega davanti ai nostri occhi“, scrive Paul Cézanne riferendosi ad un soggetto da lui molto amato come la montagna di Saint Victoire ad Aix en Provence: la forma e la struttura delle cose come bellezza, come date, come scoperte oltre ciò che si vede.  



Queste due citazioni sottolineano il grande valore educativo del rapporto con l’arte che, nella pre-adolescenza in particolare, diviene stimolo ad una conoscenza più approfondita del reale e ad una presa di coscienza di sé. Gli artisti possono essere proposti proprio come “maestri”  scoprendo la loro storia umana, il loro modo di guardare, la capacità di rappresentare e interpretare, la loro tecnica,  i ragazzi verranno stimolati nella propria crescita umana ed espressiva.

Evocare il mistero” per Magritte si manifesta in scelte espressive concrete come l’utilizzo originale delle proporzioni, l’evidenziazione della struttura delle cose, del rapporto tra luce e ombra, degli accordi di colore, della ricchezza delle “tessiture” delle superfici e così via.



Ecco sottolineato un primo aspetto da sviluppare con Arte e Immagine: il disegno dal vero che va rilanciato proprio come possibilità di fermarsi sulle cose per osservarle rappresentandole. Certamente deve essere proposto in modo adeguato all’età dei ragazzi ma coltivato come un bene prezioso in un momento di “digitalizzazione” di tutto.

Lo studio delle proporzioni, del chiaroscuro, del punto di vista  conducono ad una familiarità con le cose e ad una sicurezza espressiva che permettono poi di riprendere la propria originalità e svilupparla. Questo è un altro aspetto importante, che ciascuno cioè vada a scoprire una propria sensibilità, un proprio stile personale, un gusto. 

Una proposta dell’opera di Cézanne seguendo la citazione indicata ci permette di mettere a tema  la bellezza delle cose come date, come dono. Operativamente per iniziare a fare esperienza di questo sono importanti le proposte tecniche che si fanno in laboratorio che devono comunque essere giudicate da questo punto di vista. Non è di per sé positivo la proposta di tante tecniche ma l’utilizzo rispetto al potenziamento delle capacità espressive di ciascuno. In questo senso le difficoltà organizzative e di metodo di lavoro, che a questa età si evidenziano nelle dimenticanze del materiale, nella trascuratezza nel curare e nel terminare i lavori, vanno corrette puntualmente in funzione della valorizzazione di un positivo che c’è in ognuno e che il ragazzo va guidato a scoprire.

 

 

Paul Cezanne – La Montagna di Saint Victoire

 

Sguardo dentro il tempo

Il legame con la storia dell’arte è centrale rispetto a queste preoccupazioni educative. La conoscenza di alcune opere delle grandi civiltà poi degli artisti del nostro Rinascimento fino ai moderni ed alla grafica, alla pubblicità, al linguaggio cinematografico.

Questo rapporto con l’arte e gli artisti va svolto coerentemente rispetto alle finalità sopra descritte. Cioè non si tratta tanto di studio ma di incontro con l’opera e l’artista. Vanno quindi fatte delle scelte precise determinate dal materiale che si ha a disposizione, dei luoghi che si possono visitare, del legame con proposte fatte nel consiglio di classe. Non necessariamente una conoscenza antologica ma esemplare. Fondamentale è l’atteggiamento dell’insegnante che vive il presente con i ragazzi e quindi si stupisce nell’incontro con l’opera e, proprio perché la conosce, si lascia nuovamente interrogare. Riscoprire con i ragazzi che ciò che si conosce allarga il cuore e dà soddisfazione. Questo combatte anche la posizione istintiva della non attesa, del “già lo so”, del sensazionale, tipico di una cultura da guinnes dei primati che tanto affascina i pre-adolescenti.

 

Un’esemplificazione

Per esemplificare descrivo alcuni percorsi semplici: partiamo dall’architettura greca in prima media. Si propongono una serie di immagini dei vari templi identificando similitudini e differenze dei vari ordini. Poi si sceglie un particolare che potrebbe essere il capitello. Vediamo da quali elementi è composto, quali forme stilizza e come viene ripreso nelle epoche successive (rinascimento, barocco, neoclassicismo); ne studiamo alcuni particolari graficamente con tecniche in B/n e poi proponiamo un’interpretazione fantastica del capitello applicando ad esempio le variazioni di colore imparate con l’uso delle tempere (gradazioni, accordi, contrasti, …). Questo lavoro porta i ragazzi ad approfondire le tecniche apprese, a osservare i particolari decorativi dell’architettura come segno di stile, a saper riconoscere il capitello classico e le sue decorazioni. Quando poi ci troveremo ad affrontare l’arte medioevale il confronto con il capitello che diviene spazio di racconto simbolico sarà molto semplice.

 

 

a) Capitello DORICO, a cuscino e la colonna scanalata a spigoli vivi;  b) JONICO con le volute ad imitare
i petali di un giglio espansi e la colonna scanalata a spigoli listati; c) CORINZIO nato, secondo la leggènda,
dalla visione, sulla tomba di una fanciulla corinzia, di un canestro dal quale sporgevano foglie d’àcanto.

Toccar con mano

Un altro aspetto molto importante è quello di incontrare dal vero un monumento durante una visita d’istruzione. Questo ci permette di aiutare il ragazzo ad avvicinare il nostro patrimonio artistico culturale con curiosità ed interesse. Prendiamo come esempio il Battistero di Parma. Se noi osserviamo insieme una delle porte del battistero dobbiamo “leggere” le storie raccontate e evidenziare come sono raccontate. Lo stile, cioè la forma non sono a sé stanti ma sono un tutt’uno con il contenuto. Possiamo poi disegnare dal vero o da immagini una delle formelle dello Zooforo studiando bene forma e volume. Poi chiediamo di utilizzare quell’immagine, togliendola dal contesto per cui è stata creata ed attualizzarla come il marchio di un negozio o di un genere alimentare di Parma. Ecco che l’immagine cambia il suo contenuto simbolico e diventa immagine ripetuta da riconoscere tra tante; è quindi necessaria una tecnica realizzativa adeguata a colori.

 

Il Battistero di Parma

 

I Grandi

Non possiamo non proporre ai ragazzi i grandi del nostro Rinascimento anche come storia degli artisti. Facciamo delle scelte ma privilegiamo questo aspetto: Masaccio, Leonardo, Michelangelo… e poi Caravaggio non possono non essere conosciuti come artisti e come uomini, come esempi di umanità e di volontà di costruire. Può essere interessante, per aiutare l’immedesimazione, raccontare la vita degli artisti con aneddoti ed esempi.

Per  quanto riguarda l’arte moderna si mostrano le opere dei vari artisti come esemplificazione e stimolo nel lavoro tecnico ed espressivo durante tutto il ciclo di studi.

In terza vale poi la pena di presentare il succedersi delle varie correnti e dei vari artisti per porre le basi per comprendere la cultura dell’immagine di oggi che poggia sulle esperienze dell’arte del 900.

 

 

Michelangelo – Giudizio Universale (part.)

La contemporaneità

Una riflessione particolare va fatta sulle immagini del mondo dei ragazzi: cartoni, video-clip, divi e campioni dello sport. Fa anche questo parte della realtà di oggi ed è quindi necessario affrontarla sia come tecnica che come forma e contenuto. La presentazione di opere della Pop-Art americana ed europea può essere molto utile per questo scopo.

La banale copiatura che i ragazzi fanno dell’eroe del momento dei cartoni può diventare lo spunto per conoscere quel grafico, il suo stile, i suoi riferimenti estetici ecc.

Vorrei ribadire ciò che è sotteso a quanto detto e cioè che Arte e Immagine deve essere una disciplina operativa dove l’istintiva necessità del bambino di lasciare un segno con i suoi scarabocchi diviene utilizzo cosciente delle tecniche artistiche e del linguaggio dell’immagine. 

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