«Tutto il mondo è paese» recita un proverbio delle nostre parti, e mai espressione è più adeguata per descrivere l’impressione emersa nei “corsi di aggiornamento” che da due anni Giuseppe Meroni sta facendo per un folto gruppo di insegnanti in Kossovo.

«Tutti gli insegnanti sono uomini». Lapalissiano, certo, ma impressionante quando verificato sul campo, dove quegli uomini e donne che ho davanti appartengono ad un’altra cultura, lingua, religione (per la maggioranza musulmani). La circostanza di questo corso di aggiornamento è di quelle che derivano dagli incontri, dalle storie che ne nascono, in definitiva da un grande Disegno. L’amicizia con alcuni e la collaborazione alla creazione di una associazione locale “Schpresa Jetes”, speranza e vita in lingua albanese, sfocia in questa iniziativa rivolta a tutti gli educatori, insegnanti di scuola corrispondente alla nostra primaria, secondaria di primo grado e biennio superiore. Vengono da diverse città del Kossovo, per lo più non si conoscono tra loro. Il modulo, pensato insieme è semplice: una giornata, lezione al mattino e breve lavoro a gruppi, pranzo insieme, ripresa assembleare. Il tema? Cos’altro si può comunicare di più comprensivo e universale de “Il Rischio educativo “ di Don Giussani? Il testo è tradotto in albanese e perciò è facile assegnare, volta per volta, le “pagine” per il confronto. Le categorie di autorità, libertà, tradizione vengono esemplificate con il lavoro che svolgo in classe. Mentre parlo, o meglio mentre ascolto Donjeta che traduce quello che dico, guardo con interesse le espressioni dei presenti: inizialmente ho davanti la platea ben nota dei collegi docenti quando “devono” assistere ad un corso di aggiornamento: un misto di scetticismo appena mitigata dalla curiosità per “l’italiano”. Sì, tutto il mondo è paese. Ma ecco che progressivamente comincio a vedere teste che assentono, sorrisi di chi si riconosce nelle situazioni rappresentate, penne che cominciano a scrivere. Non ho bisogno di alcuna mediazione. Siamo uomini, e la “verità”, la corrispondenza tra sé e la cosa indicata, è inesorabile. Parlo di “brusio dell’aula” e di Dio, del “cuore” e della disciplina, mi fermo al corrugarsi della fronte di qualcuno. Nel lavoro a gruppi, invitati a porre domande, si scatenano discussioni per “interpretare” alcune questioni, per lo più molto pratiche. Come intervenire con chi disturba? Cosa vuol dire “valutare”? Come aiutare chi proprio non ce la fa?



Sì, siamo insegnanti. A pranzo si fanno battute (in traduzione…), il clima si distende.

Alla fine della prima puntata, un giovane insegnante si avvicina, chiama l’interprete, “Non vedo l’ora che arrivi la prossima puntata”. Perchè aspettare? Lo invito ad un incontro tra le comunità dei Balcani in Macedonia; viene, e non ci molla più. E ad ogni ulteriore puntata succede più o meno lo stesso evento. Aggiornamento: riportare al giorno ciò che è vivo e vero nell’esperienza e perciò aiuta ad affrontare il presente; che uno sia cattolico o musulmano, c’è chi si “aggiorna” e chi no; è la libertà. E così, attraverso l’aggiornamento, la storia continua; chi si aggiorna, aggiorna altri. E la tecnica? Costruttivismo versus realismo? Competenze abilità conoscenze? Valutazione e didattica breve? Tutto, c’è tutto: non sono che strumenti (poveri strumenti) per l’incontro.



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