Considerate le elevate competenze degli alunni nativi digitali, il docente è chiamato a interrogarsi intorno alle sue capacità di padroneggiare adeguatamente nuovi dispositivi e software applicativi, così come sulla possibilità di dovere abbandonare pratiche didattiche collaudate.
Sulla scorta di osservazioni riguardanti l’avvento del PC, si cercherà di riconoscere quelle regolarità che probabilmente caratterizzeranno anche l’introduzione in fieri delle TIC, fornendo delle chiavi di lettura del processo e ricavando indicazioni sulle competenze richieste al docente. Si osserverà che le tecnologie non costituiscono di per sé un insieme di saperi da acquisire in blocco o da rifiutare. Il docente, titolare di un ruolo chiave nel processo didattico, più che estese capacità tecnologiche, ricerca proposte e strumenti che permettano di arricchire le sue pratiche grazie a una didattica mediata dalle TIC.
Successo e limiti dellavvento del PC
L’introduzione a scuola dei tablet, delle LIM (Lavagne Interattive Multimediali), dei libri digitali e – perché no? – degli smartphone, riprodurrà schemi già visti con l’avvento dell’informatica? Il bilancio dopo vent’anni dall’introduzione del PC nella didattica d’aula è in chiaroscuro. Fatte salve alcune materie (scienze naturali) e per ordini di scuola particolari (professionali o scuole speciali) il PC si è rivelato uno strumento poco integrato nelle aule scolastiche o confinato ad attività accessorie. Altro discorso vale per le attività individuali di docenti e studenti, che – privatamente – fanno largo uso di questo strumento.
Il motivo potrebbe essere ricercato nella oggettiva difficoltà economica e infrastrutturale della scuola nel dotare ciascuna aula di PC, negli elevati costi delle licenze per il software, più recentemente nel costo per allacciare i dispositivi a una rete (possibilmente con accesso al web). Alcuni autori hanno indicato come centro del problema la rapida evoluzione di hardware e sistemi operativi, nonché l’assenza di interoperabilità fra dispositivi diversi. Non si spiegherebbe tuttavia per quale ragione le difficoltà elencate non abbiano impedito la diffusione del computer in altre realtà: mondo economico, tempo libero, comunicazione fra individui.
Una prima risposta va ricercata probabilmente nelle peculiarità della realtà educativa e nelle finalità della formazione scolastica. In primo luogo, la scuola si propone di formare gli alunni e non solamente di informarli: le tecnologie informatiche sono state realmente proposte come strumento formativo o piuttosto come dispositivo per accedere meglio e più rapidamente all’informazione? Secondariamente, la scuola vuole ancora riconoscersi come luogo di incontro e di scambio relazionale. L’informatica favorisce oppure ostacola relazioni interpersonali reali? Da ultimo, vi è stata da parte delle istituzioni la proposta di pratiche didattiche condivise e generalizzabili che veramente supportano il docente e favoriscono l’apprendimento nella sua accezione più piena? Grande enfasi viene oggi posta sulla alfabetizzazione informatica, ma nessun grado di competenza del docente può dare risposte concrete ai quesiti posti.
L’introduzione in fieri delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) è sicuramente caratterizzata da una minore diffidenza verso gli strumenti multimediali, ma la sostituzione di PC con dispositivi tablet, di lavagne in ardesia con LIM, di televisori con proiettori non lascia di per sé immaginare una scuola migliore, più efficace o più efficiente. Investimenti in formazione dei docenti, anche consistenti, all’uso competente dei dispositivi stessi può essere la chiave per la svolta sperata?
Quale didattica e quali aspettative verso la tecnologia?
La didattica, una delle competenze chiave richieste al docente, mira a migliorare l’efficienza dell’insegnamento e dell’apprendimento. Molto è stato fatto per la comprensione e la descrizione dei processi di apprendimento. Passando dall’idea di Skinner alla rivoluzione costruttivista iniziata con le idee di Piaget, la psicologia dell’educazione si è successivamente orientata verso nuove teorie prospettate per esempio da Vygotskij e da Bruner.
Oggi viene largamente condiviso l’approccio dell’apprendimento significativo, che nasce dalla constatazione che l’apprendimento guidato, con il docente che funge da risorsa primaria di informazioni, conoscenze e pratiche, è più efficace di quello basato sulla scoperta individuale (Bruner). L’apprendimento significativo avviene quando i concetti si possono collegare alla struttura cognitiva pregressa del discente, da una parte dando un senso al percorso di apprendimento valorizzando i saperi anteriori, dall’altra rivelando lacune nei saperi acquisiti o eventuali difetti cognitivi. Il processo di apprendimento avviene dapprima in un contesto sociale e cooperativo per completarsi come attività individuale (Vygotskij).
Questo aiuta a circoscrivere l’ambito dentro cui trovare la risposta alla questione del ruolo dell’insegnante nel contesto dell’apprendimento, anche nell’era di internet. L’allievo ancora necessita del maestro, pur avendo accesso rapidamente a una mole di informazioni impensabile fino a pochi anni fa. Il docente padroneggia i metodi per favorire il collegamento fra informazioni e esperienze pregresse di ciascun discente, seleziona e condivide i tempi e i criteri per riconoscere e valutare la qualità dell’informazione proposta. Tutto questo si intende come inserito in un percorso di attività formative, con strategie didattiche sempre più articolate, finalizzate alla costruzione di un insieme di diverse abilità che portano l’allievo alla competenza.
Per riallacciare la didattica all’utilizzo innovativo e qualificante delle TIC, la strada da percorrere per rendere significativo e maggiormente efficace l’apprendimento è l’applicazione di simulazioni o di riproduzione del reale attraverso strumenti multimediali che esigano da parte dei discenti pratiche e atteggiamenti attivi, piuttosto che la mera trasposizione in formato elettronico di documenti cartacei o la proposizione filmata di fatti reali.
Supportare l’insegnante: una necessità
La necessità di formare il docente deve allora focalizzarsi sullo sviluppo delle pratiche di una didattica mediata dalle nuove tecnologie; sarebbe gravissimo concentrare l’attenzione sull’utilizzo strumentale dei dispositivi o – peggio ancora – subissarlo di informazioni su quello che si potrebbe fare, senza che queste conoscenze si trasformino in esperienze significative per l’insegnante stesso.
Tutto sommato, a nessun docente che utilizza dei libri si chiede di avere la competenza di un tipografo. Saranno sufficienti nozioni elementari: sapere come aprirlo e come girare le pagine, essere in grado di trovare l’indice e i numeri di pagina.
Analogamente, se a un maestro conducente viene messo a disposizione un simulatore di guida realistico, egli potrà applicarlo con efficacia, semplicemente imparando come accenderlo e spegnerlo, poiché l’agire nel simulatore fa già parte delle sue competenze. Formare il maestro conducente come ingegnere elettronico non migliorerà la sua competenza di insegnante; parimenti, l’ignoranza quasi totale in elettronica non gli sarà di ostacolo per insegnare la guida a un ingegnere elettronico.
Gli insegnanti di oggi non sono analfabeti digitali. L’introduzione sistematica di strumenti digitali nella didattica comporta, per cominciare, il misurarsi con:
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L’utilizzo di un browser per navigare in rete, ricercare informazioni, accedere a posta elettronica, scaricare e trasferire file;
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La conoscenza e l’utilizzo di alcuni applicativi essenziali (Word, Excel, Power Point, Adobe Reader) per creare e manipolare documenti;
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La conoscenza di alcuni social network (YouTube, Facebook, Twitter) per sperimentare le forme nuove di comunicazione praticate dai giovani.
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La conoscenza specifica di applicativi o procedure particolari necessari per l’ambito peculiare in cui il docente opera (learning management system, piattaforme didattiche, software dedicati).
La comprensione e l’uso adeguato di strumenti digitali passa più dalla pratica e dall’apprendimento collaborativo – mediante la condivisione di esperienze fra singoli – che non da quello formale.
Molti docenti auspicano invece fortemente di venire formati e assistiti circa le migliori pratiche di una didattica mediata dalle nuove tecnologie, per essere liberi di progettare l’erogazione didattica partendo dagli obiettivi formativi, passando per l’applicazione di attività supportate da vari dispositivi tecnologici e con il supporto di strumenti valutativi semplici e praticabili.
Riferimenti bibliografici
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