La Bottega di arte è composta da insegnanti di ogni livello di Scuola: primaria, secondaria di primo e secondo grado. Provengono da ogni parte d’Italia e svolgono un lavoro di mutua formazione culturale, educativa e didattica.


La Bottega di arte è composta da insegnanti di ogni livello di Scuola: primaria, secondaria di primo e secondo grado. Provengono da ogni parte d’Italia e svolgono un lavoro di mutua formazione culturale, educativa e didattica.



«Uno degli aspetti di maggiore rilevanza emerso nel confronto tra tutti i colleghi che compongono la bottega – ci spiega Emanuele Triggiani – è la scoperta e la stima reciproca per il percorso personale che ciascuno compie approfondendo il contenuto della disciplina. Esso riguarda non solo il modo con cui ci si rapporta all’arte e ai propri allievi, ma soprattutto è un percorso di consapevolezza personale, di scoperta di sé in azione, una possibilità di mettersi in gioco con altre persone che condividono lo stesso lavoro e di rischiare una forma di collaborazione». Emanuele Triggiani, docente di storia dell’arte presso il Liceo Linguistico “Giulio Cesare” di Bari e responsabile della Bottega di arte non si nasconde di certo le difficoltà del primo approccio:



«Tra di noi intraprendere un progetto di condivisione dell’esperienza didattica si è rivelato un compito di non facile approccio, perché le situazioni didattiche – nei diversi livelli di insegnamento – sono molto differenti e sotto la medesima intitolazione si celano in realtà classi di concorso e percorsi formativi diversi.

All’inizio tutto ciò è sembrato costituire una difficoltà non superabile. E’ stato necessario arrivare ad un punto essenziale: la “bottega” interessa me, sono io che sono in gioco. Non si tratta di un cenacolo di persone che hanno il pallino dell’insegnamento dell’Arte e che svolgono un itinerario di approfondimento meramente autoreferenziale, bensì è un luogo di libera aggregazione dove si può maturare un proprio modo di essere, di operare e, insegnando, di continuare a imparare, stupendosi di ciò che accade a lezione, a scuola, attraverso coloro che ascoltano e osservano».



Interessante è il metodo con cui si cerca di affrontare e superare le difficoltà. Si parte da una provocazione periodica del responsabile della bottega e precisamente da una ipotesi di lavoro proposta attraverso una mailing-list diretta alle sessanta persone del gruppo. In seguito si procede a tappe, anno per anno, in momenti di lavoro dal vivo e online. «Nel corso degli ultimi due anni ci sono stati sei appuntamenti in videoconferenza, tra i membri della bottega o con la partecipazione di esperti. Da febbraio di quest’anno si sta tentando di programmare una cadenza mensile – almeno con un gruppo ristretto – che permetta di aggiornare costantemente le linee e le intese comuni del lavoro.

Da quanto finora svolto ci è sembrato opportuno fissare alcuni punti fermi, emersi dal dialogo comune. Quello che ci preme maggiormente nell’insegnamento dell’arte e della sua storia è la scoperta e la comunicazione di una esperienza umana che si manifesta nella creatività e in quelle esigenze inestirpabili di bellezza, di verità, di bontà e di giustizia che emergono in particolar modo nella realizzazione delle opere.

Perciò è essenziale nell’insegnamento di questa disciplina suscitare e richiamare in sé quei momenti di incontro – con artisti, conoscitori della materia o capolavori in cui vibrava un particolare accento di splendore – ove si è destato un fascino personalmente riconosciuto, che ci ha spinti a desiderare di comunicarlo ad altri».

Dall’attenta considerazione delle esperienze, proprie degli insegnanti e dei loro studenti, scaturisce la prima indicazione di metodo, valida per tutti i docenti di ogni ordine e grado: guardare, osservare, scoprire dentro l’opera la tensione creativa che l’ha generata, col contributo attivo di chi apprende «cercando di rinvenire i nessi e gli sviluppi legati ai loro vissuti e alle loro conoscenze. Per alcuni, il disegno, sia tecnico sia ornato, si è rivelato come una straordinaria risorsa pedagogica per osservare e conoscere o esprimersi e identificarsi, in una maturazione globale del discente, in una sintesi stimolante di conoscenze pratiche o teoriche».

Nelle occasioni didattiche più significative si scopre sempre che i propri alunni, se adeguatamente sollecitati, sono soggetto dell’insegnamento. Essi permettono con le loro domande, con le loro osservazioni di poter reinventare ogni volta una lezione diversa, offrendo a chi insegna la possibilità di comprendere con maggiore consapevolezza e profondità la propria proposta. Accade in ogni autentica lezione “magisteriale”, cioè in ogni ora in cui il docente si pone come maestro docile rispetto a quello che accade e pronto a chiedere aiuto. Accade anche nella bottega di arte. Emanuele Triggiani presenta un esempio al riguardo:

«Una delle sfide maggiori per la nostra disciplina è costituita dallo studio del XX secolo. L’abbiamo posto a tema negli ultimi due anni perché insieme potessimo esplorare questo “cantiere aperto”, in cui argomenti e protagonisti sono continuamente in via di definizione. Ci siamo chiesti, quindi, quali fossero gli autori e i fenomeni artistici irrinunciabili del Novecento per comprendere l’avventura e l’attualità del mondo contemporaneo, cercando quale consonanza potesse far avvicinare i ragazzi all’eterogeneità e alla clamorosa novità di alcune opere. E ci siamo rivolti a Giuseppe Frangi, critico d’arte, che si è affiancato tra il mese di agosto e di ottobre 2012 al lavoro della bottega dell’arte. Molti di noi sono rimasti profondamente colpiti dalla sua posizione, protesa a valorizzare tutte le novità e gli stimoli culturali e umani che caratterizzano il nostro tempo, non indugiando sulla solita ed esclusiva lettura del “secolo della crisi”. Questo approccio ora sta cambiando il modo di raccontare l’arte contemporanea ai propri allievi, partendo da quei contenuti che maggiormente provocano il nostro cuore e la nostra mente, permettendo anche a chi ci ascolta di avvicinarsi senza pregiudizi e con inaspettate corrispondenze agli autori studiati».

Un altro dei punti caratterizzanti nel lavoro delle Botteghe dell’insegnare è l’approccio interdisciplinare, in particolar modo per i docenti della primaria e della secondaria di primo grado. Interessante al riguardo il lavoro in corso sul rapporto tra musica e arti figurative, sulla correlazione tra eventi storici e artistici. Qual è il guadagno formativo per un docente in questo lavoro di bottega? È innanzitutto la consapevolezza del metodo, cioè di un modo di concepire e vivere il lavoro seguendo tracce e ipotesi di percorso maturate in una autentica solidarietà professionale. In secondo luogo è la crescente certezza della bontà del comune cammino intrapreso per ognuno dei partecipanti. «N’è segno – conclude Triggiani – un grande senso di gratuità e di stupore che alcuni vedono affiorare dentro l’amicizia, anche professionale, con i compagni di bottega, un modo nuovo, leale e serio di stare di fronte alla propria professione. C’è un clima umano che ci fa avvertire l’urgenza di approfondire l’inizio in un paragone costante, oltre i confini della stessa bottega».