Convegni Piacentini primavera 2013 “Il Lavoro si Impara a Scuola”. Tavola rotonda. Quarto intervento 

Un laboratorio di manutenzione a scuola

Sono un docente tecnico pratico (ITP) e insegno all’Ipsia “Mattei” di Fiorenzuola d’Arda (PC). I miei allievi studiano per diventare “operatori elettrici” (al terzo anno) e diplomarsi in  “manutenzione e assistenza tecnica” (al quinto anno). Quando arrivano da noi spesso hanno già alle spalle fallimenti scolastici o comunque problematiche che rendono poco produttivo lo stare per sei ore sui banchi a svolgere compiti astratti e libreschi. Per questo cerchiamo di ritagliare tutti gli spazi possibili per sviluppare esperienze di apprendimento a partire dal fare.  Abbiamo utilizzato tutti gli spazi di flessibilità che ci sono concessi per aumentare le ore di laboratorio, ma non basta, soprattutto nei primi anni quando l’alternanza scuola-lavoro e gli stages sono poco praticabili.



Lo scorso anno, per rispondere alle esigenze di alcuni studenti particolarmente irrequieti e difficili da governare in classe, abbiamo avviato l’esperienza di un “Laboratorio di manutenzione” che, visti i risultati positivi, quest’anno abbiamo esteso a tutti gli alunni delle prime e delle seconde.

Per un giorno a settimana gli studenti partecipano (alternandosi in piccoli gruppi) all’attività che consiste nel praticare le piccole manutenzioni di cui necessita il Polo Scolastico (riparazioni di porte e arredi) oltre, spesso, alla costruzione di materiali utili alla didattica, ad esempio pannelli da esercitazione.



Lo scopo dell’attività è quello di aumentare la motivazione attraverso le attività tecnico – pratiche. Questa impostazione tiene conto delle grosse difficoltà che incontrano molti nostri alunni nel seguire le lezioni frontali: l’aumento, anche se relativamente contenuto, delle ore di attività manuale (che si aggiungono a quelle svolte nelle officine e nei laboratori) può sicuramente contribuire a dare un’idea della vita scolastica meno statica, capace di sviluppare un coinvolgimento attraverso vari percorsi:

L’attività  pratica può attivare la leva di una maggiore attenzione in classe durante le lezioni teoriche.



– Il lavoro manuale mette in luce capacità e attitudini di cui spesso sono dotati alunni con minore propensione allo studio teorico.

– Il lavorare insieme crea spirito di gruppo e senso del rispetto reciproco, allontanando in tal modo conflittualità e spinte verso un desiderio di prevalere negativo.

– L’allievo che si impegna a manutenere gli spazi li sentirà in buona misura un bene proprio e cercherà di salvaguardarli, anziché, come spesso accade nella scuola, danneggiarli.

I problemi legati all’organizzazione e allo sviluppo di questa attività non sono pochi: il coinvolgimento degli insegnanti incaricati direttamente (che devono necessariamente avere competenze specifiche in ambito tecnico – pratico), l’allestimento di uno spazio – officina, il reperimento e la cura delle attrezzature, la formazione degli allievi rispetto alle norme di sicurezza e all’uso dei dispositivi di protezione.

In ambito prettamente didattico poi è cruciale il problema della valutazione, un terreno sempre complesso e aperto a nuove riflessioni, che richiede il coinvolgimento dell’intero consiglio di classe. Le manutenzioni infatti, così come gli stage e le alternanze scuola-lavoro, non sono cosa che possa riguardare solo l’insegnante di officina o quelli delle materie professionalizzanti; anche i colleghi di italiano o inglese o matematica devono trovare uno spazio di sviluppo per il proprio lavoro disciplinare e quindi intervenire anche sul versante valutativo.

Da ciò emerge anche la necessità di documentare le diverse tappe del lavoro svolto per cui ci siamo dati, per ora, due strumenti principali: un registro delle attività o “diario di bordo” e un report fotografico, pubblicato alla fine dell’anno sul sito dell’Istituto.

Evidentemente l’esperienza delle manutenzioni ha possibilità di incidere se non rimane un momento isolato dal complesso della didattica che si fa in tutti gli altri momenti della settimana. Proprio il lavoro delle manutenzioni ci ha fornito molti spunti per vedere che l’approccio anche alle discipline più astratte può avvenire con un radicamento sul  fare e quindi con una valorizzazione del lavoro come “metodo di conoscenza”. Il cammino intrapreso è solo all’inizio, ma ha sicuramente senso affrontare tutti questi passaggi e insistere, nonostante  le difficoltà,  se si vuol rispondere al bisogno di imparare che i nostri ragazzi hanno e che vogliono però esprimere in una forma che non sia quella di tutti: solo seduti sui banchi con penna, foglio (o tablet) e libro di testo.

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