A che serve tecnologia nella scuola primaria? Quale la funzione di una materia che tra l’altro nelle versioni delle Indicazioni per il curricolo, elaborate da Moratti in poi, continua a mutare nome e faccia? Risponde con una breve testimonianza, presentata al convegno di Piacenza sul tema “ Il lavoro si impara a scuola”, un’ insegnante di una classe terza.
Rispetto all’ esigenza di mettere in moto tutto l’ io del bambino, l’ esperienza che io vivo quotidianamente nella mia scuola statale è quella di una frammentazione sempre più evidente nell’ attività didattica .
Mi sembra importante che le Indicazioni Nazionali, fin dalla lettera di presentazione che il ministro ha fatto ad esse, ribadiscano invece proprio il punto centrale quando si afferma :
“Non ci aspettiamo un atteggiamento di mera applicazione di queste Indicazioni, …ma un dialogo aperto sul senso del fare scuola, sull’ esigenza di innovare le pratiche didattiche, sulla gestione più efficace dei nuovi ambienti di apprendimento.” E poi dice ancora “… siamo consapevoli che occorre ripensare a fondo il modo di essere della scuola…” per cui propone agli insegnanti un lavoro.
Ecco, nella mia scuola, ma vedo anche nelle scuole vicine, manca spesso questo lavoro per riportare tutto ad una unità. Le discipline che, come nota Mazzeo nel suo intervento, sono punti di vista sulla realtà, diventano invece ulteriori frammentazioni anziché riportare a un io unico.
Finalità e senso della tecnologia nella scuola primaria
Sono stata anche provocata positivamente quando nelle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, nell’ organizzazione del curricolo, si dice proprio esplicitamente questa frase: “I docenti, in stretta collaborazione, promuovono attività significative nelle quali gli strumenti e i metodi caratteristici delle discipline si confrontano e si intrecciano tra loro, evitando trattazioni di argomenti distanti dall’ esperienza e frammentati in nozioni da memorizzare.” La disciplina più in crisi, al riguardo, è “tecnologia”: nelle Indicazioni del ministro Fioroni era già tecnologia, in quelle del ministro Moratti si parlava di tecnologia e informatica.Nella mia scuola il taglio del personale ha provocato la scomparsa delle ore di compresenza dei docenti e inoltre molti insegnanti devono coprire più classi e questo aspetto ha portato al fatto che, per esempio, chi si occupava di informatica nel passato, portando anche i bambini nel laboratorio di informatica, adesso non lo fa più perché non porterebbe più venticinque bambini in un colpo non essendoci più le ore di compresenza.
Tutto questo disagio che si sta creando nella scuola statale ha provocato una paralisi: molte mie colleghe, siccome non è più possibile andare nel laboratorio informatico, non lavorano più sull’aspetto di un’alfabetizzazione digitale.
Allora a cosa si è ridotta la tecnologia ? A un peso, a un’ aggiunta artificiosa di cui però ti viene richiesta una valutazione perché nella pagella c’è il voto di tecnologia. Allora quest’ anno (2012-2013), nel preparare la progettazione a settembre, questa disciplina è stata proprio inserita in maniera irrilevante, la dobbiamo fare per forza ma facciamo in modo che più di tanto non ci tocchi.
Io invece, siccome sto facendo nel gruppetto di Diesse a Milano questo lavoro di confronto continuo, anche sulle Indicazioni Nazionali, mi ripongo sempre la domanda su cosa vuol dire essere a scuola tutti i giorni, cosa vuol dire proporre ai bambini un’ esperienza significativa.
Così ho posto attenzione agli obiettivi di apprendimento di tecnologia. Ci sono tre sintagmi interessanti nelle Indicazioni a proposito di tecnologia: vedere e osservare, prevedere e immaginare, intervenire e trasformare. Sono aspetti che c’entrano con molte discipline come matematica e scienze, materie che io insegno.
Qualche esempio nel quotidiano …
Serve creare uno spazio bello, per esempio, nell’ atrio per allestire un angolo per il museo di scienze? Ti interessa creare un’ aiuola nel giardino della scuola? Chiaramente devi effettuare delle misurazioni, devi prevedere, immaginare, intervenire… cioè perseguire obiettivi di tecnologia che, però, vanno ben oltre quella, all’ interno di un’ esperienza più grande.
Vorrei proprio sottolinearlo: quello che trovi nella disciplina tecnologia non lo puoi mai separare, isolare, lo devi sempre riportare a un’ unità. Quello che ci interessa non è esaltare la tecnologia (come magari le Indicazioni potrebbero far sembrare) ma favorire e promuovere l’ unità della persona. Io vado a scuola al mattino per questo, perché possa crescere l’ unità della persona.
Un altro esempio rispetto al prevedere e immaginare: si parla negli obiettivi di apprendimento di pianificare la fabbricazione di un semplice oggetto. Mi devo allora mettere a pensare di costruire un oggetto qualunque in modo un po’ astratto, artificioso ? No.
Nella mia classe, per esempio, è capitato, per promuovere un modo un po’ intelligente di vivere l’ intervallo, di costruire dei giochi. Per cui abbiamo costruito il memory utilizzando immagini e parole che fossero legate alle esperienze di quei bambini particolari. Abbiamo costruito anche un gioco dell’ oca con tanto di istruzioni per l’uso guidando ed accompagnando i bambini a riflettere.Abbiamo realizzato pure il tangram, che ti serve poi anche per la geometria.
Sull’ “intervenire e trasformare” penso all’esperienza di piccole coltivazioni in classe, all’ intervento di un esperto sui cereali con il quale abbiamo sperimentato l’impastare il pane.
Credo che questi siano degli esempi che mostrano una manualità sorretta comunque da un io che pensa (non è il fare per il fare) perché la persona del bambino possa comunque costruirsi in una maniera armonica e totale. Certo non è tutto. Personalmente, per esempio, vorrei imparare a capire sempre meglio il senso della tecnologia nella scuola primaria; vorrei aiutare i bambini ad avere uno sguardo aperto e critico riguardo a questi aspetti che caratterizzano il nostro tempo.