Le Americhe rispetto al recente passato presentano per fortuna meno casi di violazioni e soprusi alla libertà religiosa ma restano diverse aree – specie nel Centro e Sud America – dove ancora nel 2021 è pericoloso anche solo professare la propria fede. Nel Rapporto di Acs 2021 (Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione pontificia) si legge con chiarezza come vi sia una differenza netta tra i Paesi OSCE come Usa e Canada, dove la libertà religiosa nonostante diversi “focolai di violenza” resta sostanzialmente garantita, diversa invece la situazione in alcuni Paesi del Centro-Sud America come Nicaragua, Cile, Cuba, Messico e Haiti.
«La predominanza del Cristianesimo in America Latina e nei Caraibi non garantisce il mantenimento della libertà religiosa. Durante il periodo in esame, gruppi religiosi afro-brasiliani hanno denunciato episodi di intolleranza religiosa, mentre in Argentina la comunità ebraica è stata bersaglio di atti di intolleranza e persecuzione»: i motivi evidenziati dal Rapporto Acs riguardano sostanzialmente la difesa degli oppressi fatta dalle organizzazioni religiose cristiane, viste dunque di mal proposito dai traffici criminali e dai regimi sudamericani.
CAOS LIBERTÀ RELIGIOSA IN SUD AMERICA
«Le maggiori violazioni della libertà religiosa si sono verificate in nazioni con record negativi nel rispetto dei diritti umani e della democrazia, quali Cuba, Nicaragua e Venezuela», scrive ancora il Rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre che da 15 anni offre dati, testimonianze ed esperienze sui soprusi avvenuti in ogni parte del mondo. Questi governi hanno espresso «ostilità e aggressività verso le Chiese cristiane – sia cattoliche che non cattoliche – in reazione alle denunce da parte dei leaders religiosi della corruzione e delle politiche sociali dannose per il bene comune», ribadisce il Rapporto 2021. Nella sostanza, l’ostilità dei regimi di destra e sinistra ha visto azioni di forza quali «interruzioni di celebrazioni religiose; intimidazione dei fedeli con schieramenti di polizia intorno a chiese e processioni (in contrasto con la totale assenza di protezione da parte degli agenti quando sono invece stati attaccati e vandalizzati i luoghi di culto); minacce a leaders religiosi e fedeli; visti annullati per il personale della Chiesa straniero; processi di registrazione poco chiari per i gruppi religiosi».
Durante il periodo in esame del Rapporto Acs, 8 sacerdoti sono stati assassinati in cinque Paesi della regione: Honduras, Nicaragua, El Salvador, Messico e Perù. Nello specifico, preoccupanti i casi di Messico e Cile in questi ultimi 12 mesi: nel primo caso, l’assenza dello stato di diritto ha portato al crescere delle bande criminali nei traffici illegali come droga, migranti e dispute sul territorio, con attacchi contro i religiosi che tentavano di proteggere gli oppressi e più deboli. In Cile invece la situazione drammatica riguarda gli incendi dolosi contro le chiese del territorio, a partire dall’autunno 2019. Durante le manifestazioni del popolo contro il Governo Pinera, molte volte le proteste sono state estremizzate fino a saccheggio e distruzione delle chiese: «59 chiese, di cui 53 cattoliche e sei evangeliche, sono state vandalizzate e danneggiate in otto città del Paese. Le violenze hanno incluso incendi dolosi, saccheggi, profanazioni del Santissimo Sacramento, interruzioni delle funzioni religiose e danni alle porte e ai cancelli delle chiese». Lo Stato ha condannato le violenze ma non ha mai aperto alcuna inchiesta ufficiale, dimostrandosi come “connivente” con le violenze brutali contro opere e religiosi.
Le puntate precedenti sulla libertà religiosa nel mondo: Europa – Africa. Qui il Rapporto su Nord America e Centro-Sud America – Qui la sintesi del Rapporto Acs 2021