Centinaia di persone morte, bambini inclusi. Anche per l’inerzia della Guardia costiera libica che ha ignorato le richieste di aiuto dell’Italia nella gestione dei salvataggi. È quanto emerge dai brogliacci delle comunicazioni che è riuscito a ottenere il quotidiano Domani, in collaborazione con il quotidiano britannico Guardian e RaiNews. Dal 2017 l’Italia e più in generale l’Europa finanziano e addestrano i libici per gestire i salvataggi, quando poi prova a coinvolgerli nelle emergenze o non riceve risposta o quelle che arrivano sono a dir poco assurde. La passività dei militari della Libia si aggiunge ad un quadro opaco di relazioni con i trafficanti. Tutto ciò è contenuto nelle 30mila pagine di atti depositati nell’inchiesta di Trapani sulle navi umanitarie delle ong, accusate dai magistrati siciliani e dalla polizia di avere un accordo con i trafficanti di uomini.



Il 24 maggio 2017, ad esempio, al centro di coordinamento italiano della Guardia costiera (Imrcc) sono arrivate diverse chiamate di emergenza dai telefoni satellitari usati dai migranti. Si sono messi subito in moto i soccorsi, così è emerso che la zona è di competenza della Guardia costiera libica, secondo gli accordi Italia-Libia siglati dal governo Gentiloni. Dalla centrale di Roma sono partite oltre 50 chiamate che non hanno avuto alcuna risposta.



ITALIA FINANZIA LIBICI, MA QUANDO LI CHIAMA…

Solo in un’occasione un militare ha risposto, ma solo per dire: «Non parlo inglese». Quindi ha subito riattaccato. Nel frattempo all’Italia è arrivata un’altra chiamata. Nelle giornate successive l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) informa che 33 persone sono morte, tra cui 13 donne e 7 bambini, nell’incidente del 24 maggio. È successo qualcosa di simile, stando a quanto riportato da Domani, anche il 16 giugno 2017. «Cercherò di aiutarli ma oggi è giorno libero… forse domani». Così ha risposto Massoud Abdalsamad, ufficiale della Guardia costiera libica. Quando il colonnello italiano ha chiesto di autorizzare la nave ong a entrare nelle loro acque di competenza, ha aggiunto: «No, loro no, nessun permesso per entrare in acque libiche».



I contatti sono andati avanti per quattro ore, poi l’Italia è riuscita a mettersi in contatto con l’ufficiale in servizio quel venerdì. Quel venerdì sono morti 126 migranti tra donne, bambini e uomini. Ma i documenti rivelano anche contatti con i trafficanti. Ci sono, infatti, foto di una motovedetta libica che dialoga con i criminali a bordo dei motoscafi, lasciandoli poi andar via.