La Libia ha chiesto l’immediato allontanamento degli ambasciatori delle principali nazioni occidentali, fra cui quello dell’Italia. A comunicarlo nella giornata di ieri, come si legge sul sito dell’agenzia di stampa italiana Ansa, è stato il parlamento libico con sede a Bengasi, che attraverso una dichiarazioni in 5 punti ha chiesto “Un arresto immediato dell’aggressione da parte di Israele”, ma anche: “la cacciata dal Paese degli ambasciatori di Usa, Regno Unito, Italia e Francia” in quanto accusati di sostenere Israele e di conseguenza, a loro modo di vedere, il genocidio contro i palestinesi di Gaza.
Nel documento si legge ancora che: “Se i massacri commessi da questo nemico sionista non si fermeranno, chiediamo che il governo libico interrompa la fornitura di petrolio e gas agli Stati che sostengono l’aggressione israeliana a Gaza”, aggiunge il documento, che “saluta con favore tutti i Paesi del mondo i cui popoli sono scesi in strada per esprimere il sostegno ai palestinesi” e invoca “una riunione d’urgenza della Lega Araba e delle organizzazioni islamiche”, riporta sempre l’Ansa.
LIBIA, CHIESTA ESPULSIONE AMBASCIATORI: IL PROBLEMA DEL PETROLIO
La Camera dei rappresentanti della Libia, eletta nel 2014, ha quindi minacciato tutti gli Stati che sostengono Israele, di espellere gli ambasciatori e anche di interrompere le forniture petrolifere, così come da documento suddetto emesso in data 25 ottobre 2023, nella giornata di ieri. Si tratta, come specificato di Agenzia Nova, di un documento che non ha alcuna firma in calce e che quindi non ha valore giuridico, ma ha comunque una forte valenza politica.
Va ricordato che la Libia è divisa in amministrazioni politiche rivali, con il parlamento dell’est che non riconosce il governo di unità nazionale con sede a Tripoli, ritenuto invece legittimo delle Nazioni Unite e al quale fanno riferimento gli ambasciatori stranieri. Importante è senza dubbio anche il riferimento al petrolio, tenendo conto che nel corso del 2022 la produzione di gas naturale in Libia è diminuita dell’8 per cento nel 2022 secondo quanto riferito dall’Audit Bureau libico attraverso un rapporto.