Dopo la missione del Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas a Bengasi, l’annuncio ora è ufficiale: il generale Khalifa Haftar, capo dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico, ci sarà alla Conferenza di Berlino sulla Libia del prossimo 19 gennaio. Con lui, ci sarà anche il premier di Tripoli Faye al-Sarraj e con i diplomatici di Turchia, Russia, Germania, Italia, Egitto e Francia si cercherà di rendere duraturo il “cessate il fuoco” con una tregua di pace permanente. L’inviato della Merkel ha volato fino in Libia per chiedere ufficialmente al n.1 di Bengasi di partecipare alla Conferenza tedesca, nella speranza che si abbia una conclusione migliore dei serrati dialoghi sulla tregua andati in scena fino a due giorni fa a Mosca. «Haftar ha ricevuto un invito ufficiale della Germania per partecipare alla conferenza di Berlino e viaggerà con (il presidente della Camera dei rappresentanti, ndr) Aguila Saleh», spiega una fonte ben informata citata dall’agenzia di stampa turca Anadolu. Falla Francia arriva anche la conferma di un’altra presenza eccellente nel piano diplomatico internazionale, ovvero il Presidente Emmanuel Macron: non è ancora noto se Merkel parteciperà direttamente, ma di certo ci sarà anche il Premier Conte e il Presidente dell’Egitto Al Sisi, oltre alla più che probabile presenza di Erdogan e del leader russo Vladimir Putin. La guerra non è ancora finita e al momento è solo “neutralizzata” ma non sono pochi i timori che un’improvvisa escalation, specie se dovesse fallire la Conferenza di Berlino, possa di nuovo esplodere nel Nord Africa funestato dalle divisioni interne tra Tripoli e Bengasi.



LIBIA, L’ANNUNCIO DI ERDOGAN

Nel frattempo, proprio dalla Turchia giunge la seconda novità di giornata e non è delle più auguranti per un saldo processo di pace in Libia: «Mandiamo i nostri militari per rafforzare la stabilità della Libia e mantenere in piedi un governo legittimo. Faremo di tutto per garantire la sicurezza della Turchia, anche fuori dai nostri confini» spiega Erdogan parlando da Ankara della situazione attuale in Libia e non solo, «Prima Cipro, ora la Libia: abbiamo distrutto la trama ordita contro di noi e abbiamo firmato un protocollo sulla giurisdizione nelle acque del Mediterraneo orientale. Nel 2020 accelereremo le operazioni di ricerca e trivellazioni. La nave Oruc Reis effettuerà ricerche in campo sismologico». Nell’illustrare le linee guida della politica estera turca per il 2020, Erdogan rende effettivo quel doppio accordo di intesa firmato con Sarraj lo scorso 27 novembre: nel primo protocollo, vi si affermava la giurisdizione turca nel Mediterraneo orientale, mentre nel secondo si parlava espressamente cooperazione militare e addestramento truppe (financo all’invio di truppe in Libia) tra Ankara e Tripoli. L’annuncio di Erdogan però rischia di porre nuove frizioni tra Haftar e la Conferenza di Pace convocata a Berlino: il generale della Cirenaica infatti, nel lasciare Mosca, aveva intimato all’alleato russo che come condizione massima per firmare la tregua ci sarebbe dovuto essere un passo indietro della Turchia sul fronte o politico o commerciale nell’area libica. Quanto invece detto da Erdogan va nella direzione opposta e ora bisognerà vedere come e se le diplomazie internazionali riusciranno a trovare una “quadra” per non far deflagrare Berlino in un “nulla di fatto” che origini una nuova fase di guerra sul campo.

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