E poco prima di sera arriva il completo dietrofront del generale Haftar alla proposta di “cessate il fuoco” siglata ieri ad Ankara tra Turchia e Russia: il portavoce del sedicente Esercito Nazionale Libico, Ahmed Al Misurai, ha sapere da Bengasi «Ringraziamo la Russia per il suo sostegno ma non possiamo smettere di combattere il terrorismo». Poco prima invece Sarraj da Tripoli aveva aderito, non senso difficoltà e polemiche, alla tregua di Putin ed Erdogan ma ora con il “niet” dalla Cirenaica l’escalation in Libia potrebbe continuare sulla stessa scia delle ultime settimane. «Con favore qualsiasi appello alla ripresa del processo politico e ad allontanare lo spettro della guerra, in conformità con l’Accordo politico libico e il sostegno alla Conferenza di Berlino patrocinata dalle Nazioni Unite», sosteneva questo pomeriggio il Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale Libico da Tripoli. Vengono invece smentite le voci sui raid aerei lanciati da Haftar su Misurata, la seconda città in lotta dopo Sirte: dall’Italia all’Ue, lo sforzo è ancora teso a rientrare nelle trattative di pace e in questo senso va letto l’arrivo del Ministro dell’Interno di Sarraj a Roma per “recuperare” la gaffe istituzionale avvenuta ieri a Palazzo Chigi.
LIBIA, VERSO LA TREGUA SARRAJ-HAFTAR
Giungono i primi importanti sì in merito al cessate il fuoco in Libia richiesto nelle scorse ore dal presidente della Russia, Vladimir Putin, e da quello della Turchia, Erdogan. Come riferito poco fa dai colleghi del Corriere della Sera, il Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico, e quello presieduto da Fajez Sarraj, l’unico riconosciuto dall’Onu «accoglie con favore qualsiasi appello – si legge in una nota del Gna – alla ripresa del processo politico e ad allontanare lo spettro della guerra, in conformità con l’Accordo politico libico e il sostegno alla Conferenza di Berlino patrocinata dalle Nazioni Unite». Il cessate il fuoco dovrebbe scattare dalla mezzanotte di domenica prossima, come specificato dai due leader di cui sopra. A questo punto si attende che le forze in campo, in particolare quelle del generale Haftar, cessino le ostilità. La richiesta del cessate il fuoco era giunta nella giornata di ieri anche dall’Unione Europea. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LIBIA “NO A OPZIONE MILITARE”
Importanti aggiornamenti sul caos in Libia: ieri il premier Giuseppe Conte ha incontrato Khalifa Haftar a Palazzo Chigi, mentre è saltato il vertice con il premier di Tripoli Fayez Al Serraj. Il faccia a faccia con il generale è durato tre ore, un confronto netto e schietto sulla crisi, ma non è accaduto altrettanto con il presidente libico: Serraj ha infatti cancellato il viaggio a Roma, Repubblica parla di risentimento per la fuga di notizie. Ma non è da escludere che la decisione sia legata al precedente incontro con Haftar, al quale Conte ha chiesto di rinunciare all’opzione militare: il presidente del Consiglio ha manifestato preoccupazione per l’escalation sul terreno in Libia ed ha condannato l’attacco alla scuola militare di Tripoli. Roma ha dunque provato a mediare tra le due fazioni, ma senza successo: opposizione su tutte le furie, con Salvini che ha etichettato Conte come «un incapace».
LIBIA, TENSIONE SERRAJ-HAFTAR: DI MAIO…
«Le sofferenze del popolo libico devono terminare all’istante, non vogliamo un’escalation militare o una guerra per procura: la comunità internazionale deve assumersi la propria responsabilità», ha affermato Serraj da Bruxelles, dopo un incontro con Charles Michel e Josep Borrell. Ma non solo: ieri in Turchia c’è stato un incontro tra i ministri degli Esteri di Italia, Egitto, Francia, Cipro e Grecia, ma non è stata raggiunta alcuna intesa. Luigi Di Maio ha deciso di non firmare il documento finale, ritenuto troppo duro con la Turchia e con il Governo di Tripoli. «Non dobbiamo spaccare l’Ue in questo momento», il commento del leader M5s, ma non sono mancate le polemiche sulla gestione del dossier da parte di premier e titolare della Farnesina. Così la sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli Affari Europei Laura Agea: «Il nostro premier fa una serie di incontri, il nostro ministro degli Esteri ha incontrato gli altri ministri: sono due livelli che sono diversi e che procedono in un’unica direzione. Oggi si sta facendo un passaggio necessario, quello di fare parlare l’Europa con una voce univoca in una situazione estremamente delicata», le sue parole a Coffee Break.