A Uno Mattina si parla del disastro in Libia dopo il crollo di due dighe: potrebbe accadere lo stesso anche in Italia? A rispondere a questa domanda ci ha pensato Giuseppe Argirò, amministratore delegato della compagnia valdostana delle acque: “Possiamo dormire tranquilli? Assolutamente sì, il nostro è un sistema idroelettrico di straordinaria qualità industriale, sia nella parte realizzativa che manutentiva, quindi oggi tutto quello che è il sistema degli invasi non corre pericoli di questo tipo”.
L’esperto ha proseguito: “Bisogna valutare ciò che è accaduto, la mia impressione è che si siano verificati una serie di fattori, a cominciare da 400 millimetri di piogge in 24 ore che corrispondo alla pioggia di un anno, poi stiamo parlando di una città sopra un delta di un fiume a a valle di un canyon. C’erano queste dighe in uno stato oggettivamente in difficoltà da almeno un decennio, l’estremismo islamico che dominava questi territori… servivano delle arginature per proteggere le città”.
DIGHE IN ITALIA DOPO IL DISASTRO IN LIBEA, MERCALLI: “ECCO COSA E’ SUCCESSO”
In collegamento a Uno Mattina anche Luca Mercalli, noto climatologo, che in merito al disastro avvenuto in Libia, e al crollo delle due dighe, ha spiegato: “Il riscaldamento globale ha fatto la sua parte, soprattutto nella zona del Mediterraneo. Il ciclone Daniel aveva già fatto danni in Grecia e Turchia e ha investito la Libia”.
“400 millimetri di acqua in quelle zone è davvero tanto e in più va aggiunto che il territorio desertico non è abituato a queste acque tanto è che i due invasi erano completamente vuoti a testimoniare che non lavoravano da anni. Poi c’è stata una scarsissima manutenzione, erano abbandonati, ed ecco che arriva questa concomitanza di cause”. Come se diventasse un tappo e alla fine va ad esplodere, ha chiosato Massimiliano Ossini, conduttore di Uno Mattina. Ricordiamo che in Libia sono morte 11mila persone a seguito degli allagamenti, una vera e propria ecatombe senza precedenti per quelle zone.