La situazione di guerra in Libia potrebbe nelle prossime settimane, se possibile, degenerare ulteriormente: il governo libico del premier Al Sarraj sta valutando seriamente di rilasciare tutti i migranti rinchiusi nei centri di detenzione dopo l’attentato con strage avvenuta due notti fa a Tagiura, alla periferia di Tripoli. Secondo il Ministro dell’Interno Fathi Bashagha, in un’intervista oggi a The Libya Observer, dopo il bombardamento delle forze di Haftar contro il centro di detenzione che ha causato più di 80 morti e quasi 100 feriti «la sicurezza dei migranti non è più garantita». Lo stesso Bashaga ha poi sottolineato come il Governo di concordia nazionale è obbligato a proteggere tutti i civili libici ma gli attentati contro i centri di detenzione (spesse volte più vicini a dei lager che non dei veri centri di accoglienza, ndr) «vanno ben oltre le nostre capacità essendo svolti da jet F-16». Un importante voce arriva oggi dalla Russia ed è quella della Ministero degli Esteri (tramite la portavoce Maria Zakharova, Lavrov è invece con Putin nel suo viaggio-lampo a Roma): «Nonostante gli appelli della comunità internazionale in Libia le parti avversarie non stanno dimostrando la disponibilità a fermare lo scontro militare e a sedersi al tavolo dei negoziati: crediamo che in questa situazione la priorità sia fermare lo spargimento di sangue, che potrebbe portare a una guerra civile di larga scala».



IL GOVERNO LIBICO E IL RISCHIO DI UNA “BOMBA” IMMIGRAZIONE

L’attacco del Cremlino è diretto ovviamente all’Unione Europea e gli Stati Uniti che sulla Libia ancora non riescono a trovare una quadra al loro interno per favorire un processo di pace degno di questo nome tra Haftar e Al Serraj. L’ignobile attentato di due giorni fa, ampiamente annunciato tra l’altro dalle stesso uno forte della Cirenaica, ha messo a nudo l’assoluta fragilità di Tripoli nel gestire anche i più minimi controlli di sicurezza e promette una lunga fase di scontri questa volta aerei per la conquista della Tripolitania. «Ribadiamo la nostra posizione a favore della soluzione pacifica della crisi libica. Sfortunatamente, la faida e il vuoto di potere in Libia stanno creando un ambiente favorevole per l’attività di vari gruppi terroristici, dato che le loro attività criminali sono diventate più frequenti», sostiene ancora la Russia attaccando indirettamente la gestione di Macron del tavolo di pace in Libia. Nel frattempo il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Enzo Moavero ha avuto ieri una lunga riunione con il vicepremier libico Ahmed Maitig per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi dopo l’attentato: il rischio forte è che con la chiusura dei centri di detenzione (di per sé una notizia positiva per tutti quegli uomini e donne provenienti da ogni parte dell’Africa e rinchiusi spesso come bestie) possa esplodere la “bolla dell’immigrazione”, aumentando notevolmente l’emergenza in un periodo dove già nei principali porti europei – non solo l’Italia, ma anche Francia, Spagna, Grecia e Malta – l’Europa si sta dimostrando incapace di una gestione unitaria e comunitaria degli sbarchi. Ieri Moavero ha ribadito la richiesta dell’Italia di una urgente inchiesta Onu su quanto è capitato a Tagiura e ha infine ricordato di aver formalmente proposto all’UE di adottare una posizione unitaria e ufficiale al riguardo. Proprio di oggi è la notizia di un barcone disperso davanti alle Coste della Tunisia dopo esser fuggito dalla Libia e dalle bombe sopra il centro di detenzione: sono dispersi nel mare e forse morte 82 persone.

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