In Libia sarebbero sparite circa 2,5 tonnellate di uranio naturale. La sparizione è avvenuta presso un sito di stoccaggio e a denunciare la vicenda, come si legge su InsiderPapaer è stata l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, attraverso una dichiarazione trasmessa all’agenzia Afp. Gli ispettori dell’agenzia delle Nazioni Unite, a seguito di una visita di ispezione effettuata nella giornata di martedì scorso “hanno scoperto che 10 container con circa 2,5 tonnellate di uranio naturale sotto forma di concentrato di uranio (yellowcake) non erano più dove le autorità avevano dichiarato che fossero”, così come scritto dal direttore generale Rafael Grossi attraverso un rapporto trasmesso agli Stati membri.



L’AIEA ha fatto altresì sapere che condurrà delle ulteriori verifiche per “chiarire le circostanze della scomparsa del materiale nucleare e la sua localizzazione attuale”. Non sono stati forniti dei dettagli inerenti il sito in Libia da cui sarebbe sparito l’uranio, ricordiamo, non impoverito, ma ha fatto sapere che un ammanco così ingente, ben 2,5 tonnellate, potrebbe creare un rischio radiologico ma anche comportare problemi di sicurezza, tenendo conto che non si può far sparire così tanto uranio senza delle giuste attrezzature, in quanto è necessario avere una “logistica complessa”.



LIBIA, SPARITE 2,5 TONNELLATE DI URANIO: LA FINE DEL PROGRAMMA NUCLEARE DEL 2003

La Libia ha rinunciato al suo programma riguardante la realizzazione di armi nucleari, chimiche e biologiche a partire dal 2003, quando la nazione era governata dall’ex leader Muammar Gheddafi, dopo una serie di trattative con Stati Uniti e Regno Unito.

Il regime di Tripoli, come ricorda Fanpage, aveva ottenuto in precedenza delle centrifughe per poter arricchire l’uranio ma anche informazioni sulla progettazione di una bomba nucleare, elementi che ovviamente rappresentavano un problema per la sicurezza internazionale. L’Iran è un’altra delle nazioni “calde” che godrebbe di una forte riserva di Uranio ma al momento viene detenuto dai Russi, che però pare si siano accordati in segreto per la restituzione.