Antonio Ricci ha diramato una nota stampa ufficiale circa la vicenda del sequestro del libro di “Striscia la Notizia” su Claudio Baglioni, denominato “Tutti poeti con Claudio Baglioni”. Si tratta, di fatto, delle dichiarazioni rilasciate già al “Corriere della Sera”: “Noi non abbiamo offeso nessuno. Abbiamo raccolto e verificato le segnalazioni di spettatori e fan pentiti. I giudici stabiliranno se siamo nei limiti della satira. Per me si tratta di una manovra intimidatoria di Baglioni nei confronti di una libera trasmissione. È una questione di libertà. Tutto si può toccare, tranne il divino Baglioni? E no! La satira è essenziale nel viver civile. Tutto quello che c’è nel libro è vero. E poi non lo abbiamo accusato di plagio, ma più elegantemente di amnesia verso le fonti”.



Poi, nel comunicato, Antonio Ricci rincara la dose: “Scrive nel 1957 Lec ‘…ci sono zebre che starebbero anche in gabbia pur di passare per dei cavalli bianchi…’. Canta nel 1999 Baglioni ‘…viviamo come zebre e poi, rinchiusi dietro gli steccati, illusi di sembrare dei cavalli bianchi…’. Ma è evidente che non si tratta di un plagio. Baglioni le sue zebre le chiude dentro uno steccato, mica in una gabbia come quel banale di Lec”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



Tutti poeti con Claudio Baglioni”, libro Striscia sequestrato

Il libro “Tutti poeti con Claudio Baglioni” è stato sequestrato dal Gip di Monza Gianluca Tenchio e non è più possibile effettuare il download sul sito di Striscia La Notizia. Il cantautore – protagonista involontario del libro – ha querelato per diffamazione la trasmissione. Inoltre, su richiesta degli avvocati Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, l’ebook non è più scaricabile. Secondo il Gip, il libro sarebbe riconducibile ad Antonio Ricci, che avrebbe dimostrato negli anni una vera e propria “avversione” nei confronti del cantautore. Allo stesso modo, come spiega il Corriere della Sera, sono indagati i conduttori Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti e il Mago Casanova.



Il libro, che accusa Baglioni di copiare i suoi testi prendendo ispirazione da “testi di poesie altrui”, è stato sequestrato lo scorso 9 maggio per “evitare la reiterazione del reato”. Il Gip, come rivela il Corriere, scrive: “Quanto sostenuto dagli autori del libro e dal programma tv è in parte non veritiero, in parte frutto di manipolazione”. In alcuni casi, secondo il giudice, non si può “nemmeno parlare propriamente di plagio” in quanto le parole appartengono ad opere di autori come Wilde, Scott Fitzgerald, Garcia Lorca o Cesare Pavese, morti da più di 70 anni. Dunque “l’opera può essere rappresentata e anche rielaborata da chiunque”. In altri casi si tratta di espressioni “di uso talmente comune da fare dubitare che godano del diritto d’autore”.

La difesa di Antonio Ricci