Mentre in tv e dai giornali sentiamo alcune voci parlare di “ragazzi interrotti” e “generazione Covid”, ci siamo chiesti: vogliamo “vittimizzare” i nostri studenti e figli, oppure aiutarli a cercare una strada nel presente che è dato loro da vivere?
Abbiamo rischiato, innanzitutto noi adulti, e ci siamo rimboccati le maniche: in sicurezza, ovviamente. Cinque docenti organizzatori; quindici ospiti universitari delle più svariate facoltà e sedi; una dottoranda; una sessantina dei nostri studenti dell’ultimo biennio del liceo linguistico e dell’istituto tecnico; tutti distanziati ma solo nello spazio, non nello sguardo: giovani disponibili, entusiasti e in dialogo. Sembra una scena poco attuale e invece è la proposta di orientamento alle superiori Regina Mundi, che ha inizio con una presentazione del nostro rettore Massimo Massagli sulla struttura del mondo universitario e prosegue con la proposta di incontrare degli universitari nel pieno del loro percorso di studi.
Sondati gli interessi, le propensioni e le aspirazioni dei nostri studenti di quarta e quinta superiore, abbiamo cercato, a partire dagli ex alunni, ragazzi universitari in grado di trasmettere un’esperienza significativa.
Arriva finalmente il pomeriggio concordato e quando vediamo i nostri studenti uscire dalle aule in cui hanno parlato con i ragazzi universitari, le parole “in presenza” non sono più una formula per indicare una modalità didattica, ma “in presenza” sta accadendo la comunicazione educativa. Gli universitari, raccontando i loro percorsi, interessi, entusiasmi e difficoltà, comunicano sé stessi ad altri ragazzi qualche anno più piccoli. Una presenza più grande ma vicina, che affascina e sprona ad alzare lo sguardo, suscita domande, interrogativi, entusiasmi… ecco che un’idea più o meno confusa di cosa sia una facoltà diventa un volto sorridente e disponibile ad ascoltare e a raccontarsi.
Questo è stato per noi orientamento e vogliamo lavorare affinché ogni giorno sia occasione di orientamento, cioè di scoperta di sé e degli altri. Per questo non lo abbiamo limitato a un momento informativo “dovuto” nella fase finale del percorso delle superiori, ma abbiamo creato una significativa occasione di rapporto: è l’inizio, non la fine, di un lavoro e di un metodo prezioso per la vita, che interroga innanzitutto noi insegnanti sul significato del nostro lavoro.
L’attenzione al distanziamento e la profilassi si sono trasformate da ostacoli in occasione per un’organizzazione più curata, un gesto ordinato e una proposta più essenziale e significativa.
Ne è valsa la pena, lo si vede dalle facce contente dei nostri ragazzi.
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