È di fatto durato 4 giorni il “mistero” sul blocco dei licenziamenti posto dal Ministro Orlando con ulteriore proroga per le grandi aziende: il compromesso trovato infine da Palazzo Chigi fa saltare la proroga nel Decreto “Imprese, Lavoro, Professioni” ricucendo lo strappo con Confindustria e con le altre categorie produttive. Dopo lo scontro pesantissimo tra sindacati e imprese, Draghi prova a mettere d’accordo le parti con questa ultima formulazione nel Dl Sostegni bis:



blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno
salta la proroga al 28 agosto
– resta la possibilità per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, senza pagare le addizionali fino alla fine del 2021 ma con l’impegno a non licenziare

Durissime le reazioni dal mondo sindacale e pure da quello delle imprese, che accusa il Ministro Orlando di “tradimento”: «Questa secondo me è una vicenda veramente surreale. Orlando – spiega Carlo Bonomi alla Stampa – ha tradito tutti i patti: a noi aveva detto alcune cose che poi si è rimangiato mettendo il governo davanti al fatto compiuto. Noi abbiamo provato a dare una mano, ma Orlando già dal Consiglio di venerdì aveva dato un altolà: o passa il mio testo o io mi dimetto. Adesso vediamo come ne esce Draghi con la sua mediazione». Ancora il leader di Confindustria conclude «il vero problema è il danno all’immagine del Paese. Siamo in pieno Recovery plan, cosa penseranno di noi all’estero se cambiamo le regole in corsa in questo modo, senza dire niente né ai partiti né alle parti sociali?». Di contro, i sindacati con Cgil in testa si ribellano contro il Governo e la decisione del Premier Draghi che ha nei fatti bocciato la linea Orlando sul blocco licenziamenti: «Per noi la partita licenziamenti non è chiusa», spiega Maurizio Landini (segretario generale Cgil) a Rai Radio 1, «il messaggio che viene dato è che i problemi si risolvono dando la possibilità di licenziare. Il presidente del Consiglio Draghi dice che il confronto con le parti sociali è ancora aperto. Noi non vogliamo trovarci di fronte a migliaia di licenziamenti, non è il momento di aprire fratture sociali nel Paese». Per il segretario Uil Bombardieri «mentre noi chiediamo zero morti sul lavoro, qualcuno chiede zero diritti e sono le stesse Associazioni datoriali che, in questo anno, hanno avuto il 74% dei finanziamenti dello Stato a favore delle aziende. Venerdì saremo in piazza per far sentire la nostra voce».



LA PROROGA DI ORLANDO: ECCO CHE COSA È SUCCESSO

È passato in sordina nei giorni caldi dell’approvazione del Decreto Sostegni bis, ma nel Consiglio dei Ministri si è arrivati a consumare una semi-faida tra il Ministro del Lavoro Andrea Orlando e il Premier Mario Draghi sul tema spinoso del blocco licenziamenti: il retroscena è emerso con chiarezza ieri sul Sole 24 ore con addirittura un titolo non usuale per il quotidiano della Confindustria, «Licenziamenti, l’inganno di Orlando».

Oggi su “La Stampa” il collega Monticelli prova a ricostruire quanto avvenuto, partendo dalla fine ovvero dal testo finale del Dl Sostenni bis “Imprese, Lavoro, Giovani e Salute”: non ci sarà la norma presentata dal Ministro dem Orlando che nei fatti prorogava il blocco dei licenziamenti fino al 28 agosto per le grandi imprese. Ci sarà un più blando “ponte” per traghettare il blocco dei licenziamenti in scadenza il 30 giugno: «le grandi aziende che dal primo luglio eviteranno la misura estrema potranno continuare ad usufruire della cassa integrazione gratuita fino alla fine dell’anno». Dal 1 gennaio 2022 invece torneranno le regole ordinarie che impongono ai patron di pagare fra il 9 e il 15 per cento del contributo; infine, per le piccole e medie imprese resta invece confermato il blocco fino al 31 ottobre.



CAOS IN CDM SUL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI

Ma la soluzione trovata è solo frutto del fitto lavoro diplomatico compiuto da Draghi con i vertici di Confindustria che si sono rivoltati dopo aver visto la norma di Orlando, l’esatto opposto di quanto avevano concordato con lo stesso Ministro solo qualche settimana prima del varo del Dl Sostegni bis. Stando alle fonti di Palazzo Chigi raccolte da Sole 24 ore, “La Stampa” e “Corriere della Sera”, la norma del Ministro dem non sarebbe stata discussa né in Cdm né nel pre-consiglio con Draghi e questo avrebbe fatto irritare e non poco la Presidenza del Consiglio: il Ministero del Lavoro smentisce tale ricostruzione e afferma «La norma è stata discussa e approvata all’ unanimità dal Consiglio». Nei giorni in cui le frizioni tra Draghi e Pd sul tema tassa di successione e codice degli appalti sono state ingenti, l’ulteriore scontro presunto tra Orlando e Premier avrebbe rischiato epiloghi tutt’altro che semplici per il prosieguo del Governo: «forte tensione fra il premier e il ministro Pd, che si sarebbe spinto a minacciare le dimissioni. La tesi di Confindustria è che Orlando avrebbe ceduto alle pressioni della Cgil di Maurizio Landini per ottenere un allungamento surrettizio del blocco», è il passaggio centrale delle fonti giunte alla Stampa da Palazzo Chigi. In questo modo il Governo si ritrova sempre più diviso, al di là della “pezza” messa da Draghi nella formula finale del Decreto: il mondo imprenditoriale si affida all’ala Lega-Forza Italia-Italia Viva-M5s (con Patuanelli), mentre di contro i sindacati poggiano tutto sull’asse Pd-LeU-M5s (con Di Maio). Il risultato è un lavoro doppio per Palazzo Chigi, chiamato ora a porre sul seriore le macro-riforme del Recovery Plan che si preannunciano, con questo clima alla vigilia, tutt’altro che scontate.