Una vignetta ha compromesso in maniera permanente il lavoro del disegnatore britannico Steve Bell, licenziato dal The Guardian per aver ritratto ironicamente Benjamin Netanyahu, criticando l’operato di Israele. Bell, che per 42 anni ha lavorato nel popolare quotidiano inglese, si è visto da un momento all’altro allontanare dalla redazione. Al Fatto Quotidiano, che lo ha intervistato, ha spiegato: “C’erano stati problemi in passato. Non hanno parlato con me, non hanno spiegato la loro decisione, che è stata arbitraria e, a mio avviso, stupida: hanno del tutto interpretato male la mia vignetta e credo lo abbiano fatto in modo deliberato, questo è il problema”.
Secondo il vignettista, infatti, la decisione è stata presa dai vertici del giornale perché la vignetta è stata “accusata di usare una metafora antisemita, che è un’espressione usata spesso quando non possono accusarti apertamente di essere “anti-semita”, ma vogliono dirti che sei un po’ anti-semita. Un’idea stupida e offensiva. Il problema è che la situazione è così polarizzata e il Guardian sembra avere messo il processo editoriale nelle mani di gente che è tutta collocata da una parte, ed è quasi settaria nel suo approccio. È una sventura. Sono anche diventati molto più rigidi nel modo in cui si aspettano che io obbedisca alle loro regole. In passato non lo erano. Il Guardian è sempre stato molto aperto, da tanti punti di vista, rilassato. Mi hanno permesso di fare tanto lavoro eccellente per molti anni, senza interferenze”.
Steve Bell: “La ministra dell’interno è una folle”
Il disegnatore Steve Bell, licenziato dal The Guardian per una vignetta su Netanyahu, ha un’idea ben precisa, come spiegato a Il Fatto Quotidiano: “Credo che il Guardian sia diventato molto vicino al Labour Party, così come è diventato. Sono stato un membro del partito laburista per tanti tanti anni, ma quello che sta succedendo è veramente ridicolo. Si sono allineati con una particolare visione settaria di quello che sta accadendo in Medio Oriente”. Infatti, come spiegato dal vignettista, “nel Labour c’è un’organizzazione che si chiama The Jewish Labour Movement, che ha una forte visione sionista, e al momento è dominante”.
Al momento anche in Gran Bretagna ci sono reiterate richieste di censurare i social network, il dibattito pubblico e perfino il diritto di protesta a sostegno del movimento palestinese. Secondo il disegnatore, “la ministra dell’Interno è una folle, rabbiosa politica di destra e ha detto che dobbiamo dare un giro di vite all’esibizione della bandiera palestinese, che dovrebbe essere considerato un reato di odio. È una cosa senza senso. Il problema è sempre il fallimento nell’ascoltare le ragioni di entrambe le parti. Entrambe hanno forti ragioni. L’uccisione dei civili è una di queste: nessuno crede nel diritto di uccidere civili. Ma, al momento, una parte lascia praticamente sottintendere che ci deve essere ulteriore spargimento di sangue dei civili per punire collettivamente l’altra parte. È una prospettiva veramente tetra”.