Colpo di scena in aula oggi, in occasione dell’avvio del processo d’Appello a Milano per l’omicidio di Lidia Macchi. Come rivelato da Corriere.it, i giudici del secondo grado hanno deciso di riaprire l’istruttoria a carico dell’imputato, già condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della studentessa avvenuto nel 1987. Non solo: i giudici hanno anche accolto le richieste della difesa del 51enne che avevano chiesto di poter risentire in aula la testimonianza di Piergiorgio Vittorini, l’avvocato penalista che disse di conoscere l’autore della lettera scritta dal presunto killer. Con lui saranno ascoltati nel corso dell’Appello anche due consulenti grafologici. La prossima udienza a carico di Binda è già fissata alla prossima settimana: nuovo appuntamento in aula il 18 luglio. Oggi Stefano Binda – che continua a professarsi innocente – era presente in aula insieme ad alcuni familiari della vittima. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
AL VIA APPELLO, STEFANO BINDA IN AULA
E’ iniziato oggi, presso la Corte d’Assise d’Appello di Milano il processo a Stefano Binda, l’uomo di 51 anni accusato dell’omicidio di Lidia Macchi. Poco più di un anno fa, esattamente nell’aprile 2018, Binda fu condannato dalla Corte d’Assise di Varese all’ergastolo in quanto ritenuto il solo responsabile dell’uccisione della giovane studentessa, massacrata con 29 coltellate nel gennaio di 1987. Il suo corpo fu trovato in un bosco a Cittiglio, nel Varesotto. Oggi, come spiega il quotidiano Il Giorno, l’imputato si è presentato in aula, occhiali neri e giacca grigia. Binda dal giorno del suo arresto si è sempre detto estraneo alle accuse e totalmente innocente. Presenti in tribunale anche la madre e il fratello di Lidia Macchi, insieme al legale, l’avvocato Daniele Pizzi. Nella giornata odierna è prevista la presentazione da parte della difesa di Binda delle richieste di riapertura del processo, con nuove perizie e testimonianze. Secondo quanto previsto, i giudici decideranno sulle istanze. A fare appello è stato anche il pg Gemma Gualdi in quanto, sebbene Binda sia stato condannato al massimo della pena, ha chiesto il riconoscimento dell’aggravante dei futili ed abietti motivi, che invece era caduta al termine del primo grado. La prossima udienza dell’Appello è già stata fissata al 18 luglio ed in quell’occasione avverrà una eventuale nuova istruttoria o gli interventi delle parti.
OMICIDIO LIDIA MACCHI, AL VIA IL PROCESSO D’APPELLO A STEFANO BINDA
In aula oggi, in occasione dell’apertura del processo d’Appello a carico di Stefano Binda, la madre di Lidia Macchi, la signora Paola Bettoni, ha manifestato grande commozione soprattutto quando è stata ripercorsa la drammatica fine della figlia. Ai giornalisti ha commentato: “Mi aspetto che Stefano Binda dica la verità. È sempre molto dura vederlo lui non mi ha guardata, non mi ha mai rivolto la parola o rivolto uno sguardo”. La donna ha poi espresso un commento anche in merito alla lettera anonima che gli inquirenti hanno sempre considerato decisiva nel dare una svolta al cold case relativo all’uccisione della giovane Lidia. “Quando è arrivata, il giorno del funerale, ho subito pensato che fosse stata scritta dall’assassino. Quando l’ho letta, mi ha dato impressione che descrivesse la morte di mia figlia”, ha detto la donna. Nel pomeriggio arriverà la decisione dei giudici che decreteranno se riaprire o meno l’istruttoria dibattimentale come chiesto dalla difesa di Binda.