Era nell’aria la svolta nella lunghissima inchiesta sul delitto di Lidia Macchi, giovane studentessa massacrata nel bosco di Cittiglio (Varese) con 29 coltellate nel gennaio di 1987, dopo la recente decisione della Corte d’Assise d’Appello di Milano di riaprire l’istruttoria; in Aula oggi per la seconda udienza del processo d’Appello dopo la condanna all’ergastolo per Stefano Binda nell’aprile 2018, l’avvocato Piergiorgio Vittorini ha forse definitivamente riaperto il caso. «Il segreto mi sta lacerando l’anima, ho una famiglia, dei figli. Ho scritto io la lettera inviata alla famiglia di Lidia Macchi», si legge nel comunicato riportato dall’avvocato in aula. Sarebbe un cliente di Vittorini, per ora rimasto nell’ombra e senza un’identità resa ancora pubblicamente, ad aver scritto la lettera finora prova chiave per l’accusa nella condanna a Binda: secondo il legale, il suo cliente avrebbe scritto quella lettera come forma di protesta ma che finora non ha voluto mostrarsi perché non un alibi per la notte del delitto avvenuto nel 1987.

PROCESSO LIDIA MACCHI, ENNESIMA SVOLTA IN AULA?

Durante l’udienza questa mattina alla Procura di Milano, l’avvocato Vittorini ha spiegato nel dettaglio tutti i passaggi che hanno portato il suo cliente a confidargli di aver scritto la lettera fino ad oggi imputata alla scrittura di Stefano Binda, prova regina per la condanna in Primo Grado. «Una persona si è presentata nel mio ufficio alla fine del febbraio 2017, sostenendo di aver scritto la missiva come forma di protesta contro una morta ingiusta»: non solo, secondo quanto riportato da Vittorini davanti ai giudici «Non conoscevo Lidia Macchi, ma condividevamo lo stesso contesto di Comunione e Liberazione a Varese». L’identità resta misteriosa ma è evidente che con l’istruttoria riaperta dalla Corte d’Appello nelle prossime settimane potrebbe arrivare la dichiarazione pubblica del cliente dell’avvocato Vittorini: «una persona laureata, con un alto livello professionale». Lo stesso “misterioso” testimone ha riferito al suo avvocato «In quel periodo ero a Milano ma non riesco proprio a ricordare dove fossi la sera del delitto». Ennesima pista falsa-sviante le indagini o nuova svolta dietro al mistero del delitto Lidia Macchi? Le prossime settimane e il processo d’Appello probabilmente daranno una risposta chiara in merito a questa ultima “svolta”.