L’attivista e scrittrice polacca Lidia Maksymowicz ospite a Oggi è un altro giorno. La superstite dell’Olocausto, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ha ripercorso la sua storia nel salotto di Serena Bortone: «Io all’epoca non mi rendevo conto di dove mi trovato e quale sorte mi sarebbe capitata. Ero troppo piccola per ricordare tutto questo. Di queste esperienze ricordo alcuni effetti e alcuni flash, perché ero una bambina, ma con il tempo ho sentito molti racconti di sopravvissuti. Ho letto molti libri scritti dalle persone sopravvissute che raccontavano la loro realtà, tutto ciò mi ha impressionato tantissimo».



La testimone della Shoah ha poi parlato della madre naturale, sottolineando le difficoltà dell’epoca: «Quando ho saputo che mia madre era ancora in vita ero molto sorpresa e molto preoccupata, non capivo perché non mi aveva cercato. Non riuscivo a capirlo, ma questi erano i tempi. So che a causa della Cortina di ferro non era possibile fare passare delle informazioni dall’Est all’Ovest. Mia madre aveva scritto alla Croce rossa di Mosca e aveva ricevuto risposte negative». Poi sull’esperienza della prigionia: «Io venivo trattata in maniera sarcastica, perché non potevo essere trattata come un prigioniero politico».



Lidia Maksymowicz e gli esperimenti di Mengele

«Perché c’è stato tanto odio tra uomini? Questa è la domanda che mi sono sempre posta. C’è stato un odio da parte di un popolo civilizzato, con rappresentanti che riuscivano a trucidare i bambini, facendoli appendere. Nei lager morivano anche polacchi e tante persone di altre nazionalità, io sono stata un esempio perché sono stata trasportata con tantissime persone non ebree»

, ha raccontato Lidia Maksymowicz ai microfoni di Oggi è un altro giorno. La scrittrice ha poi parlato degli esperimenti di Mengele: «Io non sapevo ciò che mi facevano, vedevo solo gli effetti degli esperimenti. Sentivo il mio corpo strano, mi infliggevano delle vaccinazioni, ma comunque ogni mattina dovevo partecipare all’appello con i numeri tatuati. Ogni mattina mancava qualche numero, perché i bambini morivano ogni notte». E gli incubi «ritornano la notte, non come una storia, ma ad esempio ricordo gli stivali tirati a lucido di Mengele».