Il Liechtenstein boccia l’eventuale introduzione di Green Pass: il suo governo non potrà più limitare l’accesso agli spazi pubblici alle persone vaccinate o guarite, anche qualora il numero di contagi Covid-19 dovesse subire un’impennata nel prossimo inverno. Nelle scorse ore, infatti, più del 52% degli aventi diritto si è opposto a una proposta di referendum che avrebbe autorizzato l’esecutivo statale a varare l’obbligo di vaccino per gli spazi pubblici in caso di emergenza epidemiologica sino all’estate 2023.
Lo riporta il portale telematico “Euractiv”, che evidenzia come il referendum tenutosi ieri è stato voluto da gruppi che ruotavano attorno al partito “Menschen im Mittelpunkt” (Umani al centro, MiM), nato appena 6 mesi fa, sulla falsa riga degli altri Stati alpini, non ultima l’Austria, che in questi ultimi anni hanno visto spuntare una serie di movimenti organizzati e imperniati sulla promozione di un approccio non vincolante da parte dello Stato alla pandemia di Covid-19.
LIECHTENSTEIN BOCCIA IL GREEN PASS: AL REFERENDUM TRIONFA IL “NO”
Uno degli esempi deriva dal partito austriaco MFG, che è stato fondato solamente per opporsi alle misure contro il Coronavirus e ha raggiunto un picco di consensi del 7% nei sondaggi di marzo. Da quel momento, il sostegno degli elettori, dice “Euractiv”, è calato di circa la metà, ma comunque resta uno dei più forti partiti europei contro le misure anti-Covid. In Slovenia esiste un movimento del tutto analogo, Resni.ca, che si attesta tra il 3-4%.
Adesso, dal Liechtenstein, giunge questo secco “no” contro l’introduzione del Green Pass nel prossimo inverno in caso di risalita dei casi positivi. Il governo attualmente in carica nel Liechtenstein è composto in tutto da due partiti, il Vaterländische Union Fortschrittliche Bürgerpartei, che siede con il gruppo liberale, centrista e agrario ALDE nell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE).