Uno dei cantanti italiani più amati, interprete di brani amatissimi quali “Certe Notti“, “Ho messo via”, “Urlando conro il cielo” e “Piccola stella senza cielo“, seguito non solo da chi ama il rock ma anche da chi apprezza la profondità dei suoi testi. Questo è Luciano Ligabue, che a 62 anni compiuti ha deciso di raccontarsi in una biografia dal titolo “Una storia”, in attesa di tornare in concerto a Campovolo, dove lo attendono 100 mila fan.
Lui può essere definito a pieno titolo un artista a 360 gradi, che può vantare anche tre film, oltre a sei libri, ma sempre instabile. Il testo è l’occasione anche per fare conoscere al suo pubblico parti meno note di sè, a partire da un dolore che è difficile da colmare, come quello provato per la scomparsa di suo figlio.
Luciano Ligabue: la sua vita tra successi e dolori
Ligabue sa bene cosa significhi essere amato dal pubblico, ma anche lui ha vissuto momenti in cui sembrava non essere del tutto convinto della sua esperienza canora. Anzi, c’è stata una fase in cui sembrava essere intenzionato a mollare tutto: “Non mi andava di essere etichettato come rocker, di quelli costretti a girare sempre con gli occhiali scuri – si legge nel suo testo -. Non mi andava di vedere i paparazzi pure a Correggio. Di farmi un nemico a ogni “non posso”. Di avere qualcuno dall’altra parte in attesa di qualcosa da me. Di sentire che avere successo significa svendersi. E poi il solito senso di colpa. Invece mi sono reso conto che potevo fare canzoni per il piacere di farlo. E ho scritto Sulla mia strada: “Sono vivo abbastanza…””.
Anche nel suo privato ci sono stati momenti difficili, che lui ancora adesso non riesce a dimenticare. Lui continua ad avere un bel ricordo della sua prima moglie, Donatella: “Una persona meravigliosa. Insieme abbiamo sofferto e siamo stati felici, abbiamo perso due gemelli e abbiamo avuto Lorenzo Lenny, il mio primogenito“. Ora al suo fianco c’è Barbara, ma anche con lei ha dovuto affrontare una grave perdita, che non può essere certamente compensata dalla loro bambina, Linda. I due hanno infatti avuto un secondo figlio, Leon, nato morto. “Ce lo fecero vedere. Me lo ritrovai in mano: un affarino di un chilo. Aveva i tratti della mamma. La voce di bambina della Barbara disse: è perfetto. L’ho fatto seppellire in un cimitero che ha un angolo chiamato degli angeli. All’inizio la Barbara ci andava tutti i giorni. Si sentiva come se il suo corpo fosse diventato marcio, incapace di dare la vita… Un pensiero ingiusto, ma il suo “sentire” la faceva stare così. Solo chi ci è passato lo capisce”.