Liliana Fiorelli, chi è: carriera e film noti

Liliana Fiorelli sarà ospite nel pomeriggio di oggi, a La volta buona di Caterina Balivo dove si racconterà a tuttotondo. Nata a Roma nel 1990 ha avuto subito chiara la sua predisposizione e passione per il mondo del cinema. Si laurea in Arti e Scienze dello spettacolo, e decide di continuare la sua formazione anche in America.



Il debutto su grande schermo arriva con film quali: I Predatori di Pietro Castellitto, Confusi e Felici di Massimiliano Bruno, Fortunata di Sergio Castellitto, Nato a Casal di Principe di Bruno Oliviero. Il successo arriva, però, più tardi con Siccità che l’ha resa nota al grande pubblico. L’attrice viene anche scelta tra i protagonisti del remake italiano di This is us Noi. Fiorelli fa la sua apparizione anche su piccolo schermo in programmi quali: Mai dire Talk e Quelli che il calcio.



Liliana Fiorelli: Dobbiamo smettere di considerare la fisicità un problema”

Liliana Fiorelli ha sempre cercato di sfidare i pregiudizi, anche quelli legai al corpo che spesso si insinua anche nel mondo del cinema. In un’intervista a Vanity Fair, l’attrice svela quale potrebbe essere la soluzione a questo: “Arredando questo tunnel: la luce è ancora lontana, ma il cammino possiamo farlo insieme. Le soluzioni frettolose non portano da nessuna parte, ma dobbiamo smettere di considerare la fisicità un problema. Penso, per esempio, a un’artista ineguagliabile come Sophia Loren, che si è adattata a qualunque tipo di ruolo indipendentemente dal suo corpo. Non bisogna mia spingere sull’acceleratore, ma accettare la naturalezza“.



Liliana Fiorelli parla poi del rapporto con il suo corpo strettamente collegato alla capacità di rinunciare alla ‘perfezione’: “Certe volte penso a quanto tempo sprechiamo a rincorrere questa chimera. Se anche raggiungessimo questa perfezione, che cosa ce ne faremmo dopo? Niente. So solo che non tornerei mai indietro, a questa ossessione della giovinezza, dei rimorsi, dei rimpianti. Sono felicissima di essere dove sono, e non vorrei mai rimettere piede in quel luogo di confusione. Credo poi che le nuove generazioni siano più determinate non solo a non credere alla perfezione, ma anche a prendere presto consapevolezza del loro corpo. È un bellissimo segnale“.