Liliana Mele, attrice italiana originaria dell’Etiopia, presenterà sabato a Roma il Vertical Movie, un festival di cortometraggi visibili via streaming su Youtube, e girati in maniera verticale appunto, come si farebbe con uno smartphone. «Le riprese in verticale – racconta la stessa Mele, intervistata dal Corriere della Sera – mettono in discussione le basi delle inquadrature così come le conosciamo, cambia il linguaggio, ma è anche un ritorno alle origini del cinema». Liliana Mele è da sei anni in Italia dopo essere cresciuta in una realtà non semplice: «Sono cresciuta – ha raccontato ancora l’attrice – nei miei primi quattro anni, in Sudan. Mio padre, capitano di lungo corso, era sempre per mare. I miei genitori decisero di trasferirsi a Roma. Mi misero in collegio. Non parlavo una parola di italiano. Discriminazioni? Ricordo una bambina bionda alle elementari, quando mi incrociava si spostava e si andava a lavare le mani». A 14 anni, poi, il ritorno in Sudan e uno stravolgimento totale della vita, di nuovo: «Uno sradicamento totale, c’era la coda della guerra civile con l’Eritrea, in classe avevo compagne che da un giorno all’altro venivano allontanate dal Paese».
LILIANA MELE: “VOLEVO FARE L’ATTRICE FIN DA BAMBINA”
Poco dopo Liliana Mele torna comunque in Italia ed inizia una nuova vita: «Con la vittoria a Miss Italia nel mondo ebbi i primi contatti professionali. Volevo fare l’attrice da sempre». Come ha detto la stessa, una passione innata dentro di lei fin da quando era bambina: «Mi chiudevo nella mia camera, volevo isolarmi dal mondo e scrivevo sceneggiature nella mia mente, soprattutto racconti romantici, drammatici e thriller. Ballavo anche tanto. Era un modo per evadere, un rifugio come lo è stato lo sport. Dal niente, in Etiopia mi sono ritrovata a fare salto in lungo. Ho cominciato a vincere gare. Ma io pensavo soltanto a fare l’attrice». E ancora: «Recitare mi viene naturale, a Los Angeles ho usufruito di una borsa di studio della Regione Lazio e ho frequentato la scuola di Lee Strasberg, dove insegna suo figlio David. E’ stato lui a farmi prendere coscienza della mia naturalezza e delle mie potenzialità, però mi ha detto che devo domare la mia energia». Il suo esordio è stato di quelli di prestigio, assieme al grande Carlo Verdone ne “L’amore è eterno finché dura”: «Sono la ragazza dello speed date, gli appuntamenti d’amore al buio. Ero timidissima, Carlo mi mise completamente a mio agio; lì ho capito quanto amo la vita di set, gli imprevisti, il casino tra i tecnici…». Quindi Distretto di Polizia, Don Matteo, le fiction, il teatro e molto altro ancora: «Se vivo come una condanna i ruoli da immigrata? No, però mi piacerebbe incarnare la nuova italianità, l’identità multicolore».