Sono trascorse poche ore dalla notizia dell’intervenuta richiesta di archiviazione della Procura di Trieste sull’indagine relativa alla vicenda di Liliana Resinovich, e ora sarà il gip a decidere. Per gli inquirenti, il caso è chiuso: la 63enne sarebbe deceduta per suicidio a seguito di un allontanamento volontario, ma il fratello, Sergio Resinovich, e il sedicente amante della donna, Claudio Sterpin, insistono sull’ipotesi di un omicidio. Quest’ultimo, intervistato dalla trasmissione Ore 14 di Milo Infante, ha ribadito la sua lettura degli eventi sostenendo che anche il marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin, dovrebbe opporsi formalmente all’istanza.



L’uomo ritiene che non si sia tolta la vita e sottolinea, ancora una volta, che Liliana Resinovich fosse determinata a porre fine al suo matrimonio per avviare una convivenza con lui. Come spiegato dal procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, in una nota riportata da Chi l’ha visto?, l’inchiesta per sequestro di persona contro ignoti non ha però evidenziato elementi capaci di sostenere che la sparizione e il decesso siano dovuti all’azione di terzi. Liliana Resinovich, stando a quanto cristallizzato in sede investigativa, si sarebbe suicidata soffocandosi con dei sacchetti in testa nel parco dell’ex ospedale psichiatrico della città. “Impossibile, questa è una verità di plastica, anche il marito dovrebbe opporsi“, ha dichiarato Sterpin al programma di Rai2, “Liliana è stata trasportata sulla scena del ritrovamento da qualcuno…“.



Battaglia sull’archiviazione del caso di Liliana Resinovich, Sterpin insiste: “Il suicidio è impossibile”

In collegamento con Ore 14 dalla scena del ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich, l’amico “speciale” Claudio Sterpin è tornato sui punti del caso che, a suo dire, restano irrisolti nonostante la Procura di Trieste ne abbia chiesto l’archiviazione. L’uomo ritiene impossibile il suicidio: “Non ci credo neanche se la vedo, che lei possa essere venuta qua in questo posto, com’era quel giorno, un ginepraio, è impossibile. Non so nemmeno come abbia fatto, a non pungersi con tutti quei rovi, chi l’ha portata qua, perché qua è stata sicuramente trasportata“. Secondo Sterpin “o l’hanno suicidata da un’altra parte e portata qua, o lei è morta per altro (…). Secondo me bene ha fatto la Procura, se uno arriva al punto di non riuscire ad andare avanti nell’indagine perché ha fatto tutto quello che era opportuno, giusto è passare la palla (…), la Procura non può far altro e adesso per loro il caso è chiuso, ma un giudice delle indagini preliminari può avallarlo, ma per le controparti, parenti e marito, c’è la possibilità di opporsi all’archiviazione per andare fino in fondo (…). Io e tutti i parenti stretti di Liliana non abbiamo mai creduto al suicidio“.



Secondo la Procura, accertato che sia impossibile stabilire con esattezza la data della morte, rimasta indefinita all’esito delle indagini, chiarire se la donna sia deceduta il giorno della sparizione o poco prima del ritrovamento non cambia la ricostruzione centrale: fu suicidio. Ma per il fratello di Liliana Resinovich il punto costituisce un nodo chiave se si ammettesse che la donna, come sostengono i consulenti del pm, sarebbe morta entro i 3 giorni precedenti al rinvenimento del corpo: “Dov’è stata dal giorno della scomparsa (il 14 dicembre 2021, ndr) fino al 5 gennaio seguente?“. Il fratello punta anche ad una delle presunte anomalie riscontrate in sede autoptica: nello stomaco di Liliana Resinovich, ancora i residui della colazione che avrebbe consumato il giorno della sparizione.