Il sedicente amante di Liliana Resinovich, Claudio Sterpin, è tornato a parlare del caso a Mattino 5 e poche ore fa ha rilanciato le sue accuse al marito della donna, Sebastiano Visintin. Secondo il suo racconto, il vedovo avrebbe spiato il telefono della moglie, nei mesi precedenti alla scomparsa, e sarebbe stato a conoscenza della loro relazione clandestina nonostante continui a negare di essere stato tradito.
Visintin infatti ha sempre respinto questo scenario e più volte ha detto che, a suo avviso, quella di Sterpin sarebbe soltanto un’ossessione non ricambiata. Una sorta di “illusione d’amore” frutto della sua fantasia. I due uomini continuano ad accusarsi reciprocamente di essere dei bugiardi e la “battaglia” sembra destinata a non finire qui, mentre le nuove indagini sul decesso procedono a ritmo serrato a caccia di elementi risolutivi.
Liliana Resinovich, i dubbi sul telefono e la tesi di Claudio Sterpin: “È stata pestata malamente”
Secondo quanto rilevato dai consulenti del fratello di Liliana Resinovich, Sergio, il telefono della 63enne avrebbe registrato un’attività anomala nelle ore successive alla scomparsa, quel 14 dicembre 2021. Qualcuno avrebbe usato il dispositivo per “deviare” una telefonata di Claudio Sterpin, rifiutandola, mentre Liliana Resinovich si trovava chissà dove. Secondo il sedicente amante della donna, quel cellulare sarebbe stato a lungo “controllato” dal marito, Sebastiano Visintin, che lo avrebbe spiato scoprendo la loro relazione clandestina. “Il telefono era controllato, lei aveva un iPhone che era collegato a quello del marito. Il cellulare di Liliana si è ‘mosso’, ha ricevuto e ha fatto chiamate dopo la sua scomparsa. Come mai? Lui ha recitato, ha finto di non conoscermi, raccontava un sacco di fandonie ed era perfettamente a conoscenza della nostra relazione. Aveva scoperto la sua volontà di andarsene, lei non si sentiva più moglie da tempo. Lui potrebbe averla aggredita…“.
Sul fronte strettamente investigativo, dall’autopsia bis, disposta dal gip dopo il rigetto dell’archiviazione del caso proposta dalla Procura di Trieste (convinta del suicidio), sarebbero emersi elementi utili a tracciare una ricostruzione potenzialmente diversa da quella suicidaria. “Liliana aveva dei segni che dicono che è stata pestata malamente“, ha detto Sterpin sintetizzando la posizione portata avanti, fin da subito, dai parenti della vittima. Ad alimentare i dubbi sulle circostanze del decesso, una frattura al naso e diverse ecchimosi e lesioni a carico di lingua e mento.