Una nuova consulenza medico legale per smontare la tesi del suicidio di Liliana Resinovich sostenuta dalla Procura di Trieste in istanza di archiviazione: è il documento a firma degli esperti incaricati dal fratello della 63enne, Sergio Resinovich, che sarà presto depositato nell’atto di opposizione della famiglia contro la chiusura del caso. A produrlo sono i consulenti di parte Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, con parere della radiologa Claudia Giaconi, secondo cui il corpo di Liliana Resinovich potrebbe essere stato “congelato” e tenuto a temperatura controllata prima del posizionamento sul sito del ritrovamento.
La donna era scomparsa misteriosamente dalla sua casa di Trieste il 14 dicembre 2021 e il cadavere fu rinvenuto il 5 gennaio seguente, contenuto in alcuni sacchi della spazzatura e con la testa infilata in due buste di nylon chiuse con un cordino non stretto intorno al collo, adagiato tra la vegetazione del parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni. Per i pm si sarebbe soffocata dopo essersi coperta con i sacchi, ma secondo i parenti insisterebbero diversi elementi contrari alla pista suicidaria: Liliana Resinovich, secondo il fratello e i suoi consulenti, potrebbe essere stata vittima di un omicidio, forse colpita e stordita prima di essere sottoposta a una lenta asfissia. I segni rilevati sul viso e l’ematoma alla testa, secondo Fineschi, potrebbero esserne prova, ma il medico legale sostiene che i consulenti della Procura non abbiano tenuto conto delle evidenze e non abbiano dato il giusto peso alle lesioni “contusive” che racconterebbero tutt’altra storia rispetto al quadro di un gesto anticonservativo di natura volontaria.
Fineschi contro la tesi del suicidio di Liliana Resinovich: “Il corpo può essere stato congelato”
A introdurre gli elementi più significativi di quella che sarebbe una possibile scena omicidiaria è il professore Vittorio Fineschi, luminare della Medicina legale e parte del team di consulenti incaricati da Sergio Resinovich per fare luce sulla morte della sorella, Liliana Resinovich, attraverso una formale opposizione alla richiesta di archiviazione per suicidio avanzata dalla Procura di Trieste. Intorno al decesso della 63enne, al netto di una scomparsa che resta comunque avvolta nel mistero in ordine alle ragioni e alla dinamica che l’avrebbero cagionata, secondo Fineschi insiste una costellazione di elementi che potrebbero invece sostenere la tesi opposta: omicidio.
I termini per depositare le opposizioni all’attenzione del gip (tra cui quella prodotta dai consulenti incaricati dal marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin) sono fissati per il 23 marzo. Nelle memorie introdotte separatamente dalle parti, marito, fratello e nipote, riporta RaiNews, sarebbero contenute anche consulenze di tipo informatico, genetico forense e criminologiche. Le novità più rilevanti sarebbero contenute nella consulenza medico legale redatta da Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, con annesso parere della radiologa Claudia Giaconi, per conto del fratello di Liliana Resinovich. Secondo gli esperti incaricati da Sergio Resinovich, infatti, l’assenza di alterazioni da processo di putrefazione sul corpo della 63enne deporrebbe a favore di una possibile conservazione in luogo freddo. Un “congelamento” i cui esiti sul cadavere, secondo quanto dichiarato da Fineschi, sarebbero stati rilevabili in sede di analisi in laboratorio se tali esami fossero stati fatti: “Il corpo può essere stato congelato – ha precisato il medico legale a Chi l’ha visto? e Ore 14 – ma nessuno ha svolto accertamenti per capirlo, dovevano essere state fatte indagini che non sono state fatte“. Inoltre, secondo i due medici legali Fineschi e D’Errico, il giorno del ritrovamento del corpo non sarebbero stati raccolti dati fondamentali per inquadrare i termini del decesso, tra questi la temperatura del cadavere e la localizzazione delle ipostasi.