Si apre un nuovo capitolo nel giallo della morte di Liliana Resinovich, 63enne scomparsa di casa a Trieste la mattina del 14 dicembre 2021 e ritrovata morta nel pomeriggio del 5 gennaio 2022 a un chilometro e mezzo da casa, in un boschetto nel parco dell’ex ospedale psichiatrico. Le lesioni misteriose sul suo corpo vanno indagate con una nuova consulenza medico legale. Il gip lo aveva chiesto a giugno come primo punto dei 25 con cui ha respinto la richiesta di archiviazione della procura, che ora ha affidato l’incarico a Cristina Cattaneo, la antropologa forense che si è occupata di grandi casi, come Yara Gambirasio e David Rossi.



Un altro nome noto è quello del generale ex Ris Luciano Garofalo, che è stato nominato consulente dal fratello di Lilly, Sergio Resinovich. Torna l’ipotesi della riesumazione del cadavere, evocata fin dall’inizio anche dal fratello Sergio, che non ha mai creduto al suicidio, ma il giudice Luigi Dainotti aveva precisato: “Previa verifica sull’utilità“. L’indagine ora si concentra sulle lesioni riscontrate sul corpo della donna per capirne origine, data e la causa, oltre al mezzo che le ha provocate. Domande importanti per capire se Liliana Resinovich si è suicidata o è stata vittima di un omicidio.



MORTE LILIANA RESINOVICH: IL GIALLO DELLE LESIONI SUL CORPO

L’ipotesi, secondo quanto riportato da Quotidiano Nazionale, è che i segni sul corpo di Liliana Resinovich siano stati prodotti da un “corpo contundente“. Questo aspetto della vicenda occupa una parte importante delle 143 pagine di opposizione firmate dall’avvocato Nicodemo Gentile di Penelope, sceso in campo per Sergio Resinovich. “Il cadavere di Liliana Resinovich presentava una lesività diffusa soprattutto al volto, al capo, e al dorso delle dita della mano destra (…). Si tratta dunque di lesioni vitali, prodotte in epoca coeva al decesso. Quanto alla tipologia, esse risultano riconducibili ad escoriazioni ed ecchimosi“, ha scritto il legale.



Quindi, quelle lesioni non possono essere ignorate, soprattutto quando si tenta di ricostruire la vicenda e di individuare le cause della morte di Liliana Resinovich, in particolare le ragioni per le quali “è stata rinvenuta cadavere in posizione semi dormiente con la testa dentro a due buste di plastica fissate al collo da un cordino lasso annodato a mo’ di fiocco e, a sua volta, contenuta in due sacchi neri della spazzatura“. La convinzione di Gentile è che quelle lesioni “non hanno nulla a che vedere con la presenza sul capo della donna dei sacchetti di plastica“.