Nel giallo di Liliana Resinovich spunta un’inquietante ipotesi: il corpo forse congelato prima del ritrovamento. Questo, riporta Ansa, uno degli scenari che, sebbene ritenuto “remoto” dai consulenti della Procura, si insinuerebbe tra le possibilità indicate nella consulenza dal medico legale Fulvio Costantinides e dal radiologo Fabio Cavalli intorno al decesso della 63enne scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e trovata cadavere il 5 gennaio scorso. Un’ipotesi, quella del congelamento, che “spiegherebbe” il buco di 3 settimane prima del ritrovamento: secondo gli esperti, la morte della donna sarebbe avvenuta non più di 2 o 3 giorni prima del rinvenimento del cadavere. Un’ipotesi che, però, lascia campo aperto all’ombra di un omicidio.



La relazione dei tecnici incaricati dalla Procura, pur privilegiando la tesi di un suicidio – avvenuto per soffocamento con due sacchetti di nylon sulla testa -, non chiarirebbe in via definitiva le cause della morte e non escluderebbe quella di un’azione violenta da parte di terzi. Liliana Resinovich potrebbe essere deceduta nell’immediatezza della scomparsa – già il 14 dicembre 2021 – e il corpo potrebbe essere stato congelato fino a poco tempo prima della scoperta avvenuta nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste.



Liliana Resinovich, l’ipotesi del corpo congelato alimenta il mistero

Il mistero di Liliana Resinovich non può dirsi ancora risolto. Nella consulenza di 50 pagine firmata da Costantinides e Cavalli su incarico della Procura di Trieste, infatti, secondo quanto riportato ancora dall’Ansa spiccherebbe una tesi: suicidio. Per gli esperti, la 63enne si sarebbe tolta la vita soffocandosi con i sacchetti di plastica in cui aveva infilato la testa, e la morte sarebbe intervenuta 2 o 3 giorni prima del ritrovamento del cadavere. Ma questo tiene aperto un interrogativo di fondo di non secondaria importanza: dov’è stata Liliana Resinovich nel periodo tra la sparizione e il momento del decesso? Si tratterebbe di circa 3 settimane in cui la donna, secondo questa lettura degli eventi, prima di morire dovrebbe aver trascorso quel lasso di tempo lontana da casa e da chiunque potesse conoscerla.



I consulenti della Procura, però, non scarterebbero completamente una retrodatazione del decesso – Liliana Resinovich potrebbe essere morta il 14 dicembre, giorno della scomparsa – e nel ventaglio delle ipotesi resterebbe, seppur flebilmente in vita tanto da essere definita “remota”, anche quella del congelamento del corpo. Seguendo questo ultimo filone, la morte di Liliana Resinovich potrebbe essere avvenuta in un “luogo ignoto e diverso”, il cadavere “conservato e poi teoricamente congelato” prima di essere trasportato, a gennaio, sul sito in cui poi è stato scoperto. Questi alcuni stralci della relazione, riportati dall’agenzia di stampa, nella quale però resta dominante l’ipotesi suicidio. Secondo i consulenti, infatti, “non vi sono elementi specifici per dimostrare un avvenuto congelamento” post mortem. Ma ci sarebbe un dato nitido sullo stato del corpo a tenere in piedi anche la remota ipotesi che possa essere stato congelato: non era in putrefazione al momento del ritrovamento e gli indumenti erano integri.

I presunti segni sul corpo di Liliana Resinovich

La famiglia e l’amico di Liliana Resinovich, Claudio Sterpin, sono convinti che la donna non si sia tolta la vita nonostante sia questa la pista più accreditata dagli inquirenti. Nel giallo di Trieste, l’ipotesi “remota” del congelamento del cadavere e del successivo trasferimento sul luogo del ritrovamento, secondo quanto scrive Repubblica, si nutrirebbe di almeno altri due elementi degni di interesse: l’assenza di evidenze di ricrescita pilifera sul corpo (che sarebbe apparso depilato) e alcuni segni potenzialmente sospetti come tracce di sangue in una narice, sulla lingua e sul volto, che non sarebbero stati chiaramente attribuiti a eventuale colluttazione o a fisiologico decorso post mortale.

Nella relazione, secondo quanto riportato dallo stesso quotidiano, un passaggio farebbe anche riferimento a una palpebra “apparentemente tumefatta”. Il giallo è quindi ancora lontano dal dirsi definitivamente risolto. Agli esperti apparirebbe certo che un eventuale congelamento del corpo avrebbe comportato non pochi problemi da risolvere: le dimensioni del congelatore, anzitutto, e il trasporto del cadavere nel luogo in cui poi è stato ritrovato.