Il discusso caso della morte di Liliana Resinovich è destinato ad essere riscritto completamente con un’autopsia – la seconda, dopo la prima che si tenne pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo della donna 63enne – che sembra stravolgere completamente le ipotesi mosse fino a questo momento dagli inquirenti: un’analisi che si è resa necessaria dopo il primo tentativo di archiviazione della morte di Liliana Resinovich che mirava a confermare la tesi suicidiaria e che ha seguito a strettissimo giro la riesumazione del corpo dello scorso 14 febbraio e le cui conclusioni dettagliate non saranno pubblicate prima del prossimo 15 dicembre.



A dare una breve anticipazione dei risultati a cui sarebbero giunti i medici legali analizzando il corpo di Liliana Resinovich è il quotidiano triestino Il Piccolo che avrebbe ottenuto conferma dell’esistenza di alcune nuove ferite che non esano state notate nella prima autopsia: il tratterebbe – in particolare – di una lesione vertebrale e di un’emorragia alla mano; ma l’aspetto più interessante è che i medici legali imputerebbero quei segni all’azione di terze persone oltre alla 63enne, facendo di fatto cadere completamente la tesi del suicidio.



La morte di Liliana Resinovich, l’ipotesi del suicidio e la tesi della famiglia: cosa non torna nel caso

Insomma, il 15 dicembre potremo conoscere il dettaglio della seconda autopsia effettuata sul corpo di Liliana Resinovich e avremo modo di assistere al conseguente (ed ormai forse ovvio) cambiamento nel fascicolo d’inchiesta attualmente aperto: per ora – infatti – la tesi preponderante per la procura triestina è che la 63enne si sia allontanata da casa per poi togliersi la vita proprio in quel boschetto in cui è stata rinvenuta il 5 gennaio del 2021 (a 22 giorni di distanza dalla sparizione del 14 dicembre).



A non credere al suicidio di Liliana Resinovich fu la sua famiglia, che riuscì a far cadere la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura chiedendo nuove indagini – poi condotte con l’ipotesi di sequestro di persona – con l’ipotesi di omicidio volontario: in più occasioni la famiglia (ed anche il presunto amante della donna, Claudio Sterpin) ha puntato apertamente il dito contro il marito della donna, Sebastiano Visintin, evidenziando il suo iniziale disinteresse affinché si svolgessero le ricerche e le indagini, alcune incongruenze nei suoi racconti e numerose altre suggestioni; ma mentre lui ci ha sempre tenuto a dirsi – ovviamente – innocente, per ora non risulta che ci sia alcun indagato in questa ormai lunghissima vicenda.