Il giallo di Liliana Resinovich sembra riservare colpi di scena senza soluzione di continuità, uno dietro l’altro. Recentemente si è parlato di alcuni strani movimenti sul conto della 63enne – in particolare diversi prelievi di denaro – nel periodo precedente alla scomparsa, datata 14 dicembre 2021, e di una ricerca online relativa a un hotel in Slovenia che sarebbe stata condotta il giorno prima (13 dicembre). Ma ci sarebbe un altro elemento, forse ancora più siginificativo, a costituire un potenziale contributo decisivo per spazzare via, definitivamente, l’ipotesi suicidio dal tavolo delle indagini. A rivelarlo, nella puntata di Ore 14 dell’11 settembre, un’inviata della trasmissione di Milo Infante.
Secondo quanto descritto dalla giornalista, dalla lettura delle carte dell’inchiesta sarebbe spuntato un dettaglio inedito: la mattina della sparizione, circa un’ora prima che di Liliana Resinovich si perdesse ogni traccia (il cadavere sarebbe stato ritrovato il 5 gennaio seguente in condizioni che la famiglia ritiene compatibili con lo scenario di un omicidio), la donna avrebbe controllato le previsioni meteo sul telefonino. Una ricerca che sarebbe stata fatta intorno alle 7:50 del mattino del 14 dicembre 2021 e che, se si prende per buona la ricostruzione di una ideazione suicidaria, non avrebbe senso: perché Liliana Resinovich, prossima a togliersi la vita, avrebbe dovuto verificare le condizioni del tempo? Un altro interrogativo che si somma ai punti oscuri della vicenda.
Liliana Resinovich, nuove analisi sul corpo per vagliare l’ipotesi congelamento
Nuove analisi sul corpo di Liliana Resinovich, disposte dal gip di Trieste nel rigetto della richiesta di archiviazione per suicidio avanzata dalla locale procura, potrebbero consentire di stabilire se sussistano elementi per ritenere verosimile l’ipotesi congelamento. Si tratta di uno scenario che i consulenti del fratello della donna, Sergio Resinovich, non hanno mai escluso diversamente dai medici legali incaricati dal pm. Nella sua ordinanza, il giudice per le indagini preliminari ha sollecitato acceertamenti tra cui, in particolare, la “misurazione di un enzima” che possa restituire risposte circa l’ipotesi del congelamento o “del raffreddamento del cadavere” nel periodo precedente al ritrovamento.
Il professor Vittorio Fineschi, consulente medico legale nel team di esperti incaricati da Sergio Resinovich, ritiene che nella prima indagine non siano stati condotti esami specifici per confermare o escludere questa eventualità. Ne aveva parlato diffusamente mesi fa a Ore 14, spiegando quanto segue: “Il corpo può essere stato congelato ma nessuno ha svolto accertamenti per capirlo, dovevano essere state fatte indagini che non sono state fatte”. Il suicidio, secondo i consulenti della famiglia di Liliana Resinovich, non è mai stato dimostrato e ci sarebbero diversi elementi a puntare da tutt’altra parte, cioè verso l’ipotesi di un omicidio. Tra questi, ha sottolineato Fineschi, “lesioni contusive non compatibili” con la pista suicidaria. Da sciogliere anche gli interrogativi sull’epoca della morte: per i consulenti del pm il decesso sarebbe intervenuto entro le 48-60 ore precedenti al rinvenimento del corpo, ricostruzione che porta a ritenere che Liliana Resinovich, dal momento della scomparsa fino a quello presunto della morte, per la Procura orientativamente avvenuta tra il 2 e il 3 gennaio 2022, sia stata viva, chissà dove, mentre tutta Italia parlava della sua scomparsa e le ricerche battevano il territorio palmo a palmo.