La donna ripresa dalle telecamere in piazzale Gioberti a Trieste la mattina del 14 dicembre 2021 è Liliana Resinovich? La domanda è centrale nel giallo della 63enne trovata senza vita nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni, ma è ancora senza risposta. I parenti della vittima, su tutti il fratello Sergio Resinovich e la cugina, non credono che sia lei. Di diverso parere sono gli inquirenti, convinti che l’ultimo avvistamento della donna sia proprio quello a una manciata di minuti dall’inizio del giallo. Secondo una prima ricostruzione della Procura del capoluogo friulano, Liliana Resinovich si sarebbe suicidata soffocandosi con due sacchetti dopo aver infilato il resto del corpo all’interno di grandi sacchi della spazzatura. Uno scenario che per il gip, che ha respinto l’istanza di archiviazione accogliendo l’opposizione della famiglia, merita approfondimenti attualmente in corso in sede di nuove indagini.
A supportare questa tesi è intervenuto il parere di un esperto di effetti cinematografici che lavora a Hollywood, triestino di origine, Daniele Auber, che analizzando il filmato da cima a fondo e comparando la sagoma della donna che attraversa la strada in quel punto con le immagini certamente riferibili a Liliana Resinovich davanti ai cassonetti, si sarebbe reso conto della perfetta corrispondenza non solo tra gli indumenti, ma anche tra le “misure”. La persona immortalata in quel video, dunque, anche secondo lo specilista sarebbe proprio lei.
Liliana Resinovich, indagini a caccia di nuovi elementi per datare la morte
Per cercare di dissipare tutte le ombre irrisolte nel giallo del decesso di Liliana Resinovich, è stata disposta una seconda autopsia che punta anzitutto a chiarire quando e com’è morta la 63enne triestina. Si cercherà di definire con maggior precisione possibile – ferme restando, comunque, le criticità insuperabili dovute alla mancata effettuazione di rilievi irripetibili sul cadavere al momento del ritrovamento (come la rilevazione della temperatura corporea) – l’epoca della morte, ma datare non sarà affatto un compito facile.
Nelle operazioni sul caso di Liliana Resinovich interverranno analisi di esperti come Stefano Vanin, entomologo incaricato dalla Procura che lavora all’analisi delle colonie di insetti sui cadaveri e che si occuperà, in questo caso, anche della “ricostruzione termica” per stabilire le condizioni climatiche dell’epoca nel parco San Giovanni di Trieste. Per questo, nei giorni scorsi sono stati condotti sopralluoghi e operazioni tecniche in quell’area, con l’uso di strumentazione dedicata all’esame di temperature e microclima. I dati raccolti potrebbero contribuire a fornire un quadro utile alla ricostruzione delle trasformazioni subite dal corpo e del momento in cui sarebbe intervenuto il decesso. Al vaglio degli esperti anche gli indumenti della vittima, a caccia di elementi che potrebbero essere sfuggiti nel corso della prima fase dell’inchiesta.