La morte di Liliana Resinovich è ancora un giallo. La consulenza medico legale degli specialisti incaricati dalla Procura di Trieste, Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, inquadra il tempo del decesso a 48-60 ore prima del ritrovamento del corpo (avvenuto il 5 gennaio scorso), e secondo questa lettura la donna sarebbe rimasta in vita per almeno 18 giorni dopo la scomparsa (datata 14 dicembre 2021). Una finestra troppo ampia, secondo il fratello Sergio Resinovich, perché si possa pensare che la donna abbia deciso, settimane dopo aver fatto perdere le sue tracce ed essere rimasta “nascosta” chissà dove, di suicidarsi infilandosi in dei sacchi della spazzatura e soffocandosi con delle buste di nylon in testa.



Tra le ipotesi che si sono fatte strada tra le cronache di questo mistero, anche quella di un congelamento del cadavere alla luce delle buone condizioni di conservazione e del contenuto gastrico che rimanderebbe al pasto consumato il giorno della sparizione (una colazione con uvette e un multivitaminico). Uno scenario che, secondo gli inquirenti, sarebbe da escludere. Il generale Garofano, ai microfoni di Quarto Grado, ha spiegato perché la pista di un iniziale occultamento in una cella frigorifera sarebbe “campata per aria”. Il dubbio però resta: Liliana Resinovich è morta per suicidio o omicidio? Claudio Sterpin, l’amico “speciale” della donna che sostiene la possibilità di una conservazione al “freddo” prima del successivo trasferimento della salma sulla scena del ritrovamento, ritiene che sia stata uccisa il 14 dicembre. Una posizione sostenuta con forza anche dal fratello di Liliana Resinovich, Sergio, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile nel difficile percorso verso la verità.



Generale Garofano smonta ipotesi congelamento nel giallo di Liliana Resinovich

Quarto Grado torna sul giallo di Liliana Resinovich e il generale Luciano Garofano ha spiegato, nella scorsa puntata, cosa renderebbe impossibile l’ipotesi di un congelamento del corpo prima del ritrovamento. A escludere lo scenario insisterebbero diversi elementi oltre a quello, macroscopico, di segni inequivocabili che avrebbero dovuto presentarsi sul cadavere indirizzando immediatamente i medici legali su questa pista. Segni che non ci sono. Secondo i consulenti della Procura, che hanno prodotto la relazione su cause e epoca della morte di Liliana Resinovich, la donna sarebbe deceduta entro i 3 giorni precedenti al rinvenimento del corpo e si sarebbe suicidata soffocandosi con le due buste di nylon in cui avrebbe infilato la testa, chiuse con un cordino non troppo stretto intorno al collo. Assenti evidenze che ricalchino l’azione di terzi.



Il generale Garofano ha descritto quali sarebbero i dati capaci di allontanare la pista del congelamento dal tavolo delle indagini. arrivando a ritenerla “campata per aria”: “Intanto per la complessità di gestire un corpo in una cella frigorifera e trasportarlo successivamente in quel posto, poi perché le temperature di quell’area potrebbero anche giustificare il fatto che determinati fenomeni non si siano sviluppati“. Liliana Resinovich, secondo Garofano, per questo potrebbe essere morta il giorno stesso della scomparsa ed essere rimasta lì, in quell’angolo di parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste, per settimane senza che intervenissero importanti fenomeni cadaverici (complice l’azione “protettiva” dei sacchi).