LILIANA RESINOVICH, ESPERIMENTO A QUARTO GRADO

Una pianta particolare, l’edera, potrebbe aiutare a far luce sul giallo della scomparsa di Liliana Resinovich? Per capire se qualcuno ha portato il suo corpo nel boschetto, e quindi non ci si è recata autonomamente, il programma Quarto Grado ha effettuato un esperimento, alla luce dei video girati dagli inquirenti la mattina dopo il ritrovamento del cadavere. I filmati sono finiti sotto la lente della consulente botanica dei familiari della donna: nel documento depositato in procura si sottolinea che in quel punto non c’erano né l’impronta del suo corpo né foglie ingiallite o macerate.



Quel corpo è rimasto tre settimane nel bosco senza lasciare segni sulla vegetazione? Per capire come reagisce l’edera al contatto prolungato con un peso, la trasmissione di Rete 4 ha effettuato una prova empirica. Sono stati posizionati dei sacchi del peso simile a quello del corpo di Liliana Resinovich per tre settimane, scoprendo che dopo questo lasso temporale i sacchi neri non sono puliti, mentre quelli col corpo di Lilly avevano poche tracce, nonostante ci siano state forti volate durante quelle tre settimane. Per quanto riguarda l’edera, appare schiacciata, si nota infatti la sagoma lasciata sul terreno.



Eppure, nei video girati dagli inquirenti appare integra, da qui il sospetto della famiglia, e ora anche di Sebastiano Visintin che ne ha parlato a Quarto Grado, che il corpo non sia rimasto lì tre settimane ma portato poco prima del ritrovamento. Così come appare strano che si sia adagiata in un punto in cui è presente un rovo pieno di spine.

I DUBBI DEI CONSULENTI

Per la consulente Gabriella Marano i risultati di quell’esperimento confermano che c’è stata una “messinscena“, per il generale Luciano Garofano conferma che Liliana Resinovich è morta due giorni prima del ritrovamento. La relazione botanica solleva dubbi sulla permanenza del corpo per 21 giorni, perché la temperatura in quella fase si aggirava sui 4 gradi, salendo gradualmente, quindi avrebbe favorito la decomposizione del corpo e avrebbe attirato animali e insetti, soprattutto formiche che avrebbero asportato l’epidermide superficiale.



Ma ciò non è accaduto e, quindi, la famiglia della donna sostiene che non possa essere rimasta lì per tre settimane. Inoltre, quel boschetto era pieno di animali, anche per via della pandemia Covid, con specie necrofaghe che agiscono in un periodo di poca luce, proprio quello della scomparsa di Liliana Resinovich, eppure sul corpo non sono stati riscontrati segni di animali così come non ne sono stati rinvenuti sui sacchetti.

“QUALCUNO HA PORTATO IL CORPO DI LILLY NEL BOSCHETTO”

Anche l’avvocato Nicodemo Gentile, che assiste il fratello di Liliana Resinovich, ritiene che la donna non sia morta nel boschetto. “I vestiti ci raccontato tanto: sono puliti, invece dovevamo trovare dei residui vegetali. A nostro avviso siamo riusciti a dimostrare che Lilly in quel boschetto non ci è arrivata con i suoi piedi, qualcuno l’ha portata lì“, ha dichiarato a Quarto Grado.

Inoltre, è convinto che non ci sia stata alcuna caduta: “In quel boschetto non ci sono segni di imbrattamento ematico, ma è stata poggiata sul manto vegetale. La morfologia e la distribuzione di queste lesività sono incompatibili con una caduta, a meno che non sia avvenuta da un’impalcatura, ma non si sembra che facesse il carpentiere“.

Infine, ha parlato dei messaggi tra Liliana Resinovich e l’amico speciale Claudio Sterpin: “Ci raccontano che è stata chiusa un’indagine senza aver recuperato i dati della persona morta, e questo è molto grave. Inoltre, ci dicono che Lilly ormai voleva andare verso Claudio e il 19 dicembre si era preparata per una nuova vita“.