Liliana Resinovich “non si è suicidata” come, invece, la Procura di Trieste avrebbe finora ricostruito. Ne è convinto il fratello della 63enne, Sergio Resinovich, che a Chi l’ha visto? ha rivelato cosa ha notato sul volto della donna dopo il ritrovamento del cadavere nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni. Sergio Resinovich non si arrende all’ipotesi di un suicidio. Non crede alla pista privilegiata dagli inquirenti secondo cui sua sorella si sarebbe tolta la vita soffocandosi con dei sacchetti in testa. L’uomo ha raccontato davanti alle telecamere le sue perplessità anche in merito alle presunte ultime immagini di Liliana Resinovich prima della scomparsa, avanzando il sospetto che “non esistano”.
Il corpo di Liliana Resinovich, 63 anni, è stato trovato il 5 gennaio scorso dentro due sacchi della spazzatura, la testa infilata in due buste di nylon chiuse con un cordino, non stretto, intorno al collo, in mezzo alla vegetazione nel cuore di Trieste. Per i consulenti incaricati dalla Procura sarebbe morta nelle 48 ore precedenti, ma dov’è stata fino al decesso? Se questa ricostruzione fotografasse la verità, la 63enne sarebbe stata fuori casa, nascosta ma ancora viva, per almeno 3 settimane prima del tragico epilogo. Liliana Resinovich era scomparsa il 14 dicembre 2021 e sarebbe stata “un fantasma” fino alla macabra scoperta del corpo. Una tesi a cui Sergio Resinovich si oppone, sostenendo che la sorella sia stata “colpita con un pugno o uno schiaffo” e uccisa nell’immediatezza della sparizione.
Liliana Resinovich, una foto avrebbe sconvolto il fratello: “Colpita con un pugno…”
Durante l’intervista rilasciata da Sergio Resinovich a Chi l’ha visto?, il fratello della 63enne morta a Trieste in circostanze ancora nebulose ha parlato di una foto scattata – 22 giorni dopo la scomparsa – al momento del ritrovamento del cadavere, il 5 gennaio scorso. Si tratta di una immagine che lo avrebbe sconvolto e convinto di una tesi opposta a quella del suicidio portata avanti dalla Procura: “In quella fotografia vedo che lei ha preso uno schiaffo o un pugno, perché c’è l’occhio destro tumefatto, la narice destra con del sangue e anche il lato destro della bocca, forse della lingua, e per questo reputo che lei abbia preso un pugno o uno schiaffo”.
Sergio Resinovich insiste sull’idea che la consulenza medico legale disposta dalla Procura, un documento di circa 50 pagine redatto dagli esperti Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, non restituisca l’esatta ricostruzione della morte di Liliana Resinovich. Dal 14 dicembre 2021, giorno della sparizione, nessuno ha più visto la donna fino al ritrovamento del corpo nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste, infilato in due sacchi della spazzatura e con due buste in testa chiuse con un cordino intorno al collo. Difficile, per la famiglia della 63enne, credere che si sia suicidata con quella modalità come invece ritiene verosimile chi indaga. Sergio Resinovich ritiene possibile che la donna sia stata occultata altrove prima di essere trasportata dove è stata trovata: “Penso che potrebbe essere stata non congelata, ma tenuta a temperatura ambiente, 1 o 2 gradi, in questo modo il corpo non si deteriora. È stata nascosta da qualche parte con l’intenzione di farla ritrovare dopo“.
Sacchi integri e vestiti puliti: così è stato trovato il corpo di Liliana Resinovich
Alcuni elementi in particolare tengono accesa, nei familiari di Liliana Resinovich, l’ipotesi che sia stata vittima di un omicidio. Anzitutto i sacchi neri della spazzatura che contenevano il corpo, che si sarebbero presentati agli inquirenti in condizioni che non permetterebbero di pensare a una lunga permanenza del cadavere sulla scena del ritrovamento. Ecco cosa si legge nella consulenza medico legale dei tecnici incaricati dalla Procura in merito a questo dato, in un passaggio riportato dalla trasmissione di Federica Sciarelli: “Sacchi di plastica tipo spazzatura del tutto integri”. Come integri, e puliti, erano i vestiti indossati dalla 63enne. Impossibile, secondo Sergio Resinovich e i suoi consulenti, che il corpo della donna si trovasse da tempo dove è stato poi scoperto anche alla luce dell’assenza di segni da agenti atmosferici e animali. La stessa consulenza della Procura avrebbe immediatamente osservato che “le condizioni di conservazione non apparivano, sic et simpliciter, compatibili con la permanenza di un cadavere in ambiente esterno per 3 settimane“.
Secondo la relazione del medico legale e del radiologo incaricati dalla Procura, inoltre, riporta ancora Chi l’ha visto?, l’esito degli esami condotti sul cadavere “farebbe presumere che la morte potrebbe essere sopravvenuta al massimo entro 48 ore dal ritrovamento“. Gli esperti, prosegue la consulenza, non avrebbero rilevato “segni che possano essere riferibili a violenza per mano altrui o chiaramente riferibili a un delitto” e le evidenze riscontrate potrebbero essere “compatibili con una ‘morte da sacchetto’, ovvero da soffocamento lento per ipercapnia (accumulo eccessivo di anidride carbonica nel sangue, ndr) da sacchetto di plastica in testa non legato strettamente al collo, avvenuto nel luogo del ritrovamento“.