Sono ancora tanti gli interrogativi che gravitano intorno alla morte di Liliana Resinovich, la 63enne trovata morta il 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste dopo essere scomparsa il 14 dicembre precedente. La famiglia si è opposta alla richiesta di archiviazione per suicidio avanzata dalla Procura del capoluogo friulano, e il fratello Sergio Resinovich si è sempre detto sicuro che non si sia tolta la vita. Secondo i suoi consulenti, Liliana Resinovich potrebbe essere stata uccisa e qualcuno potrebbe aver simulato un gesto estremo dopo aver tenuto il corpo altrove, forse congelato, prima di posizionarlo sulla scena del rinvenimento all’interno di alcuni sacchi della spazzatura.
La testa di Liliana Resinovich era infilata in due buste della spesa chiuse in modo blando con un cordino intorno al collo. Un reperto, quest’ultimo, che ancora oggi rappresenta un mistero nel mistero alla luce del tardivo ritrovamento, nell’abitazione della vittima, di uno spago che, secondo un’analisi merceologica, sarebbe compatibile. Il settimanale Giallo torna sulla questione del cordino sottolineando come, in sede di sopralluogo degli inquirenti, quella matassa che il marito della donna, Sebastiano Visintin, dice di aver trovato in un cassetto della cucina, non sarebbe stata trovata. Qualcuno l’ha messa nel cassetto in un secondo momento?
Il giallo del cordino nel mistero di Liliana Resinovich
Il cordino che chiudeva le buste intorno al collo di Liliana Resinovich potrebbe essere un pezzo di quello trovato a casa della donna dopo la sua scomparsa. A scoprirlo non sarebbero stati gli inquirenti, che pure hanno ispezionato l’abitazione in modo approfondito e scrupoloso, ma il marito della 63enne. Secondo quanto emerso, la matassa di spago compatibile con il cordino sarebbe stata trovata dall’uomo in un cassetto in cucina, luogo in cui la polizia aveva però già controllato senza esito. Il settimanale Giallo riporta questo elemento tra i punti interrogativi più spinosi del caso, a cui anche Quarto Grado ha dedicato un servizio pochi giorni fa.
La domanda non ha ancora una risposta: come mai gli inquirenti non trovarono quel gomitolo che sembra essere di notevole interesse investigativo per la sua compatibilità con quello ritrovato sul cadavere? Sebastiano Visintin sostiene di non essersi accorto subito della presenza dello spago in casa perché non si sarebbe mai intromesso nelle cose della moglie, a partire dai cassetti. Qualcuno ha messo la matassa in quel cassetto dopo il sopralluogo della polizia? E perché? Ancora oggi, non c’è soluzione a questo punto interrogativo, così come a tutti gli altri elementi oscuri sottolineato dai consulenti del fratello di Liliana Resinovich fin dalle prime battute del mistero.