Recentemente c’è stata una svolta, forse importante, nel caso di Liliana Resinovich. Il cadavere della donna, sparita a dicembre da Trieste, è stato trovato il 5 gennaio a mezzo chilometro dall’ultimo punto in cui è stata immortalata viva da un video di sorveglianza. Sul caso la procura di Trieste ha chiesto l’archiviazione, sostenendo che si sia trattato di suicidio e che non sussistano altre prove per giustificare un differente reato. Un’ipotesi che ha visto la ferma opposizione dei familiari di Liliana Resinovich che avrebbero già presentato la loro istanza al tribunale. Sul caso, ospiti a Detto da voi, in onda su Telelombardia, sono intervenuti il magistrato di Roma Valerio De Gioia, l’inviato di Quarto grado Matteo Macuglia e la giornalista di Repubblica Annarita Briganti. 



Liliana Resinovich: “Contro l’archiviazione servono nuovi spunti d’indagine”

L’archiviazione del caso Liliana Resinovich, secondo Macuglia, era prevedibile, “anche perché tutte le indagini scientifiche condotte hanno portato in direzione opposta all’omicidio. La procura dice ‘non dobbiamo ricostruire le ultime ore, ma trovare un reato legato alla morte, e non l’abbiamo trovato'”. Di avviso diverso, invece, Briganti, “non credo a questa conclusione e trovo grave che la Procura” non indaghi sul tempo dalla scomparsa al ritrovamento.



Il magistrato De Gioia, invece, commentando anche lui la questione dell’archiviazione del caso Liliana Resinovich, sostiene che “il lavoro, anche in ragione del lungo lasso di tempo, ha contribuito all’accertamento di natura tecnica. Dall’autopsia non sono emersi elementi sull’originario sequestro di persona, e tanto meno il fatto che sia stata uccisa da altre persone. Siamo in una fase particolare, la procura ha chiesto l’archiviazione, mentre l’opposizione comporterà anche l’indicazione di nuovi spunti di indagine“, spiega ancora parlando dell’opposizione promessa dai familiari di Liliana Resinovich.



Dal suicidio all’occultamento: cosa è successo a Liliana?

“Non è una modalità di suicidio facile”, sostiene Briganti parlando dell’ipotesi che Liliana Resinovich si sia tolta la vita, come sostenuto dalla Procura. Elisabetta Aldobrandi, avvocata, da Siamo da noi ha anche sostenuto un’altra ipotesi di reato: “Occultamento di cadavere, ma Liliana potrebbe anche essere morta per cause naturali, non è che si tratta solo di omicidio o di suicidio”. Macuglia, invece, spiega che ora i familiari della donna faranno leva su delle ferite sul suo volto.

De Gioia, commentando le ferite sul volto di Liliana Resinoviche, spiega che “la procura ha accertato che sia morta per asfissia, ma le ferite sul volto sono significative”, ma sono elementi già sottoposti a perizia, e pertanto tecnicamente esclusi dalla procura. “Per me Liliana è e sarà sempre una vittima di violenza contro le donne”, sostiene perentoria Briganti, “potrebbe essersi allontanata volontariamente, ma poi è degenerato tutto”. Un suicidio, quello di Liliana Resinovich, che appare se non altro difficile, come evidenzia anche la Procura, e che secondo Macuglia andrebbe spiegata “nelle meccaniche”.