La scomparsa e la morte di Liliana Resinovich hanno più ombre che certezze, nonostante i mesi trascorsi e due inchieste di cui una, che ha spostato l’asse delle indagini dalla pista del suicidio a quella di omicidio, ancora in corso. Nel giallo di Trieste spuntano nuovi interrogativi e tra questi, ricorda il settimanale Giallo, spicca la presenza di diversi prelievi di soldi a ridosso della sparizione della 63enne. A cosa servivano? È stata Liliana Resinovich a compiere quelle operazioni sul conto? Non è chiaro. Come non è chiaro se abbia prenotato o meno un albergo che, secondo quanto riportato dal direttore di Trieste Prima, Nicolò Giraldi, sarebbe stato oggetto di una ricerca risalente al giorno antecedente alla scomparsa.
Era il 13 dicembre 2021 intorno a mezzogiorno quando, secondo la ricostruzione di Giraldi sulla base della lettura delle carte d’indagine, la donna avrebbe cercato un hotel in Slovenia ma non si comprenderebbe, analizzando la lista movimenti, se abbia bloccato una stanza oppure no. La scomparsa di Liliana Resinovich sarebbe avvenuta il giorno dopo, il 14 dicembre, e della donna si sarebbe persa ogni traccia per settimane fino al ritrovamento del cadavere in un parco dell’ex ospedale psichiatrico della città, il 5 gennaio successivo. La famiglia, anzitutto il fratello Sergio Resinovich, non ha mai creduto al gesto estremo: l’ipotesi dei consulenti di parte è che Liliana Resinovich sia stata uccisa da qualcuno che avrebbe poi inscenato un suicidio. Per la Procura di Trieste si sarebbe soffocata con le buste di nylon che avvolgevano la sua testa, ma soltanto dopo essersi infilata in due sacchi della spazzatura. Una ricostruzione che sembrerebbe non convincere nemmeno il gip che, pochi mesi fa, ha detto no alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm disponendo nuove indagini articolate in 25 punti. Tra questi, anche l’analisi dei tabulati dei contatti della vittima e una nuova serie di interrogatori.
Il marito di Liliana Resinovich: “Claudio Sterpin mente, nessuna prova di una relazione con mia moglie”
Una parte delle indagini sul caso di Liliana Resinovich si concentra inevitabilmente sulla sua rete di contatti. Anzitutto sul rapporto coniugale con il marito Sebastiano Visintin e sulla presunta relazione clandestina con Claudio Sterpin, l’uomo che sostiene di essere stato l’amante della 63enne e in procinto di avviare con lei una convivenza proprio a ridosso della scomparsa.
Visintin respinge con forza l’ipotesi del tradimento da parte della moglie e incalza: “Claudio Sterpin mente, non avrebbe dovuto dire quelle cose in pubblico (…). Cerco di evitare di incontrarlo perché non so che reazione potrei avere. Gli direi di scomparire, di non farsi più vedere e di rispettare l’amicizia che loro hanno avuto 40 anni fa, Liliana era una donna felicemente sposata. Mi sono trovato di fronte una persona che afferma di avere una storia con mia moglie, di essere l’amante, tante cose che fanno veramente male. Come uomo poteva anche tenersele per sé, magari dirmele in privato, però dire certe cose, come l’idromassaggio nudi in casa sua, ma vi rendete conto con chi ho avuto a che fare in tutto questo periodo? Con un uomo che continua a parlare di una storia d’amore che non esiste. Non ci sono prove, non ci sono immagini o messaggi espliciti, non un ‘Ti amo’, non c’è niente”.