Il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, non si arrende e continua a chiedere che le indagini sulla morte della 63enne non si fermino. Gli inquirenti sarebbero a un bivio: chiudere tutto con una archiviazione per suicidio – ipotesi che sarebbe dominante all’esito della consulenza medico legale disposta dalla Procura di Trieste – o proseguire nell’inchiesta sul caso della donna trovata senza vita in un parco della città il 5 gennaio scorso. Secondo i familiari, non si sarebbe suicidata e lo dimostrerebbero alcune tumefazioni a carico del volto e del sangue da una narice rilevati in sede di ritrovamento del cadavere. Ma non solo: le scarpe rinvenute ai piedi della donna, tomaia lucida e apparentemente pulita come nuova, racconterebbero un’altra verità e questo, per il fratello, sarebbe uno degli elementi da non trascurare.



Secondo i consulenti incaricati dal pm, però, Liliana Resinovich sarebbe deceduta in una finestra temporale compresa tra le 48 e le 60 ore precedenti alla scoperta del corpo (contenuto in alcuni sacchi della spazzatura, la testa infilata in due sacchetti di nylon chiusi al collo con un cordino non troppo stretto), per “morte asfittica tipo spazio confinato (“plastic bag suffocation”), senza importanti legature o emorragie presenti al collo”, e con quelle scarpe avrebbe camminato abbastanza prima di suicidarsi. Le conclusioni medico legali lascerebbero campo libero ad alcuni interrogativi di importanza non secondaria nel bilancio complessivo del giallo: perché e dove Liliana Resinovich avrebbe dovuto vagare (o nascondersi) nei 18 giorni che, secondo i dati in consulenza, sarebbero intercorsi tra la sparizione e il decesso? E come mai quelle scarpe sarebbero così integre e pulite, come mostrato dalla trasmissione Chi l’ha visto? nella puntata del 14 dicembre? Il fratello di Liliana Resinovich è tornato in trasmissione per sottolineare un quadro finora troppo fumoso perché possa dirsi “caso chiuso”.



Il giallo di Liliana Resinovich e quelle scarpe “troppo pulite”

Le scarpe di Liliana Resinovich, la suola “integra” e la tomaia lucida come se fossero state usate pochissime volte, quasi nuove, sono uno dei nodi cruciali che racconterebbero, secondo la famiglia, un’altra verità rispetto a quella di un decesso intervenuto entro i 3 giorni precedenti al ritrovamento. La donna è scomparsa il 14 dicembre 2021 a Trieste e il suo cadavere è stato rinvenuto il 5 gennaio seguente in un parco. Con quelle scarpe, seguendo la ricostruzione dei consulenti incaricati dalla Procura (che deporrebbe per un suicidio), la donna avrebbe dovuto camminare per 18 giorni all’aria aperta, per poi entrare nel parco e mettere in atto il suo gesto estremo.



Una ricostruzione che non convince affatto il fratello della donna, Sergio Resinovich, da sempre fermo nella sua ipotesi: “Liliana è stata percossa e uccisa“, secondo il suo avvocato, Nicodemo Gentile, forse nel contesto di un “delitto di prossimità” commesso nella più ampia rete delle relazioni della vittima. Tra le anomalie che la famiglia di Liliana Resinovich sottolinea, come riferito dal legale a Chi l’ha visto?, “la palpebra destra tumefatta, il sangue nella narice destra e il trauma nella parte destra della lingua, nonché il colpo ricevuto sulla tempia sinistra ed ancora un segno sul seno, più scuro delle ipostasi, probabilmente un livido, e un piccolo taglio sulle dita di un piede“, unitamente ad “alcune strane fratture” che racconterebbero ben altro rispetto allo scenario di un suicidio.