Uno spiraglio di giustizia per Liliana Resinovich, di cui si potrebbe parlare oggi a Quarto Grado, si è aperto con la svolta impressa dalla perizia di Cristina Cattaneo, perché la tesi della procura di Trieste non è più quella del suicidio, ma si indaga per omicidio. I punti fermi sono due: è stata ammazzata quando è scomparsa e non aveva terminato la digestione della prima colazione quando è stata aggredita. Per l’avvocato Nicodemo Gentile, a capo dell’associazione Penelope e legale del fratello di Lilly, Sergio Resinovich, che è parte lesa, chi continua ad avanzare l’ipotesi del gesto estremo “evidentemente non è in buona fede“.
Le consulenze, non solo quella dell’anatomopatologa, hanno riscontrato lesività incompatibili con colpi accidentali. Intervistato da Il Giornale, ha precisato che la consulenza della Cattaneo supera quella della procura, che non era soddisfacente e quindi non poteva essere usata per accertare i fatti. Quindi, di fatto il legale rimarca come alla fine prevalga quella della Cattaneo, con la quale si esce dal campo delle opinioni. Liliana Resinovich “non era sola nel boschetto ed è stata sicuramente picchiata“.
“LILIANA RESINOVICH VITTIMA DI UN OMICIDIO D’IMPETO”
Ora la vera sfida è individuare l’assassino di Liliana Resinovich, ma su questo l’avvocato Nicodemo Gentile è fiducioso, perché la consulenza collegiale restringe il campo, escludendo chi non ha nulla a che fare col delitto. “Non può essere stato un borseggiatore“, ha dichiarato a Il Giornale, escludendo anche l’ipotesi del balordo, del folle, di una rissa, di un predatore sessuale, visto che non ci sarebbe stato alcun interesse nel creare poi una messinscena. La sua ricostruzione è che Lilly abbia incontrato un conoscente, con cui ha avuto una colluttazione che ha avuto un tragico epilogo.
Quindi, per il legale è stato un omicidio di prossimità, “maturato nella cerchia di persone che fanno parte delle relazioni anche amicali di Lilly“. Per Gentile, però, non è stato un omicidio premeditato, né sono coinvolti professionisti. Il killer si è ritrovato a dover gestire una situazione inaspettata, infatti ha parlato anche di alcuni “aspetti grossolani“. Lo dimostrerebbe il cordino, che non è servito a soffocare Liliana Resinovich. In conclusione, si tratta di un delitto d’impeto, il cui responsabile è qualcuno che non è abituato a questo tipo di crimini.