Liliana Resinovich è scomparsa a Trieste un anno fa, il 14 dicembre 2021, e il suo cadavere è stato trovato in un parco della città il 5 gennaio successivo. Una morte che secondo la Procura potrebbe essere ascritta a un suicidio ma che, per la famiglia e su tutti per suo fratello, Sergio Resinovich, avrebbe ben altro inquadramento. L’uomo sostiene che Liliana Resinovich possa essere stata “percossa e uccisa”, forse da qualcuno che conosceva. In studio a Chi l’ha visto?, nella puntata di oggi, mercoledì 21 dicembre, l’intervento insieme al suo consulente, professor Vittorio Fineschi, luminare della Medicina legale che si è occupato di casi come quello di Stefano Cucchi e Denis Bergamini, per parlare delle anomalie che insisterebbero nel caso.
Da quando Liliana Resinovich è sparita, seguendo la lettura che emerge dalla consulenza medico legale disposta dalla Procura di Trieste, sarebbero trascorsi almeno 18 giorni prima del decesso. Quest’ultimo, infatti, nelle conclusioni degli esperti Costantinides e Cavalli sarebbe intervenuto in una finestra temporale compresa tra le 48 e le 60 ore precedenti al ritrovamento del corpo. Liliana Resinovich, secondo gli inquirenti, si sarebbe suicidata soffocandosi con delle buste in testa non oltre 3 giorni prima di essere ritrovata. Una ricostruzione che spinge la famiglia a porsi parecchie domande, anzitutto quella su dove possa aver passato un così ampio lasso di tempo, ancora in vita, nonostante tutti la cercassero e in costanza delle festività natalizie. Le scarpe pulite della donna, come altri elementi sospetti (lividi, sangue sul volto e “strane fratture” secondo l’avvocato di Sergio Resinovich, Nicodemo Gentile), porterebbero in un’altra direzione: omicidio. Se si ammettesse la conclusione di un decesso intervenuto nelle ore precedenti al rinvenimento del corpo, resterebbe aperto un inquietante interrogativo: Liliana Resinovich si è nascosta o è stata segregata? E, se ammesso questo secondo scenario, chi potrebbe averla rapita?
Il giallo di Liliana Resinovich e i dubbi del fratello a Chi l’ha visto?
Esattamente un anno fa, una settimana dopo la scomparsa, Liliana Resinovich sarebbe stata ancora viva, forse nascosta o tenuta “prigioniera” da qualcuno. È quanto emerge dalle conclusioni contenute nella relazione medico legale depositata dai consulenti incaricati dalla Procura di Trieste sull’accertamento di cause ed epoca della morte della 63enne, conclusioni in cui si indica l’evento morte come intervenuto entro le 48-60 ore precedenti al ritrovamento del corpo. Ammettendo questa sequenza, sostiene il fratello Sergio Resinovich, si farebbe largo una ricostruzione che la famiglia ritiene impossibile: Liliana Resinovich si sarebbe trovata da qualche parte, chissà dove, per oltre due settimane prima di recarsi nel parco dell’ex ospedale pscichiatrico San Giovanni e togliersi la vita. Le modalità in cui il cadavere è stato ritrovato, inoltre, farebbero pensare a una situazione piuttosto singolare se si trattasse di suicidio: per uccidersi, stando a quanto finora ipotizzato dagli inquirenti, Liliana Resinovich si sarebbe coperta le gambe con due sacchi della spazzatura (uno infilato dalla testa e uno dai piedi), e si sarebbe poi soffocata con delle buste di nylon chiuse intorno al collo con un cordino, ma non troppo stretto.
I consulenti della Procura, infatti, scrivono che “gli aspetti cadaverici macro e microscopici suggeriscono una morte asfittica tipo spazio confinato (“plastic bag suffocation”), senza importanti legature o emorragie presenti al collo” e risultano praticamente assenti segni di violenza. Davvero Liliana Resinovich ha vagato per settimane prima di morire o si è nascosta così bene da essere un “fantasma” (nonostante tutta Italia parlasse di lei), oppure è stata rapita e costretta in qualche nascondiglio prima di essere uccisa e fatta ritrovare? Per Nicodemo Gentile, avvocato del fratello della 63enne, non c’è dubbio: “Questa consulenza, invece di colmare le lacune, ha aperto una voragine. Una donna composta, distinta, che non aveva alcun problema di natura psicologica e psichiatrica, questo aspetto non viene mai preso in considerazione. All’improvviso si sveglia, errabonda, vaga per Trieste senza meta e la ritroviamo pulita, con i vestiti, con il multivitaminico, depilata. Dov’è stata? Senza green pass, in quel periodo non si poteva assolutamente circolare, senza documenti, senza soldi, senza telefonino…“. A Chi l’ha visto? sono ospiti il fratello Sergio Resinovich e il consulente medico legale della famiglia, Vittorio Fineschi, per analizzare questi e molti altri punti oscuri che ancora oggi non consentirebbero di escludere la pista di un delitto. La morte violenta emergerebbe, secondo i consulenti della famiglia, “con un’evidenza quasi banale” da segni sul corpo quali “la palpebra destra tumefatta, il sangue nella narice destra e il trauma nella parte destra della lingua – ha dichiarato Gentile –, nonché il colpo ricevuto sulla tempia sinistra ed ancora un segno sul seno, più scuro delle ipostasi, probabilmente un livido, un piccolo taglio sulle dita di un piede e alcune strane fratture“. Elementi che, come spiegato da Sergio Resinovich al Corriere della Sera, sarebbero emersi in una delle “due autopsie che dicono cose diverse“.