Il caso di Liliana Resinovich continua a tenere banco sulle cronache con un carico irrisolto di interrogativi a cui, secondo quanto riportato da Telequattro, si sommerebbero nuovi dubbi da chiarire. Il giorno prima della scomparsa della 63enne, il 13 dicembre 2021, risulterebbe la ricerca di un hotel ma non sarebbe stato verificato se la donna abbia prenotato o meno in quell’albergo. Lo ha dichiarato ai microfoni dell’emittente locale il direttore di Trieste Prima, Nicolò Giraldi, a seguito della lettura delle carte della seconda parte dell’inchiesta sul giallo Resinovich da cui sarebbero emersi elementi potenzialmente utili a ricostruire i fatti che hanno preceduto la misteriosa sparizione della donna.
Giraldi ha evidenziato alcuni dati sulle spese e sui movimenti, tra cui “prelievi di contanti molto frequenti”, delle Postepay di Liliana Resinovich e proprio la ricerca di un albergo a ridosso della scomparsa. “La ricerca è del giorno antecedente alla sparizione della 63enne – ha sottolineato il giornalista a Telequattro –, è stata fatta tra mezzogiorno e l’una, l’hotel è in Slovenia. Dalla lista movimenti non si capisce se Liliana prenota o meno“.
Il giallo di Trieste ancora senza soluzione: cosa è successo a Liliana Resinovich?
Il giallo della scomparsa e della morte di Liliana Resinovich non ha ancora una soluzione. Dopo il no all’archiviazione per suicidio chiesta dalla Procura di Trieste, il gip ha disposto ulteriori indagini allargando le maglie dell’inchiesta all’ipotesi di omicidio, da sempre sostenuta dal fratello della vittima, Sergio Resinovich. Al vaglio degli inquirenti ora ci sono anche i tabulati telefonici delle persone che gravitavano intorno alla vita della vittima, in particolare del marito, Sebastiano Visintin, e del sedicente amante della 63enne Claudio Sterpin.
Fin dall’immediatezza della scomparsa, i due uomini si sono scambiati reciproche accuse portando avanti una battaglia collaterale alla ricerca della verità sulla morte della donna. Il fratello di Liliana Resinovich non ha mai creduto al suicidio. Secondo il suo punto di vista e quello dei consulenti che ha incaricato, la sorella potrebbe essere stata uccisa il giorno stesso della sparizione, il 14 dicembre di due anni fa, e tenuta nascosta per settimane prima di essere posizionata sulla scena del ritrovamento per simulare un gesto estremo. A non convincere la famiglia è anzitutto la condizione in cui il cadavere della donna è stato rinvenuto: la testa avvolta in due buste di plastica chiuse con un cordino non troppo stretto intorno al collo, gli arti inferiori contenuti da due sacchi della spazzatura neri. Secondo la Procura, Liliana Resinovich si sarebbe suicidata soffocandosi con quei sacchetti dopo essersi “infilata” all’interno dei sacchi dell’immondizia. Una ricostruzione che per gli esperti che assistono il fratello sarebbe assolutamente priva di riscontri oggettivi, anzitutto di natura scientifica.