Sacchi e vestiti intatti, nessun segno di aggressione da parte della fauna selvatica locale – sebbene numerosa e in una zona poco frequentata da persone, soprattutto in inverno -, nessuna evidenza di decomposizione tale da giustificare una lunga permanenza in un luogo all’aperto ed esposto alle intemperie del periodo.



È da qui che il mistero della morte di Liliana Resinovich riprende quota per percorrere una pista diversa da quella del suicidio, scenario di cui la Procura di Trieste si era convinta al punto da chiedere l’archiviazione. Le nuove indagini disposte dal gip sul corpo e sull’ambiente in cui è stato trovato quel 5 gennaio 2022 (tre settimane dopo la scomparsa della donna, avvenuta il 14 dicembre precedente), infatti, sembrano portare elementi capaci di riscrivere la storia per intero a partire dal fatto che sì, Liliana Resinovich potrebbe essere stata aggredita e uccisa. Di questo sono certi i parenti della vittima, primo fra tutti il fratello, Sergio Resinovich, sicuro del fatto che sua sorella sia stata “suicidata” nel contesto di una messinscena per depistare e allontanare l’occhio investigativo dall’ipotesi omicidio.



Liliana Resinovich, novità dalla seconda autopsia

I familiari di Liliana Resinovich si sono affidati a un pool di consulenti per chiarire cause ed epoca della morte, convinti che tutto porti a una dinamica omicidiaria e non a un suicidio come invece ritenuto plausible dal medico legale Fulvio Costantinides che si occupò della prima autopsia condotta a margine del ritrovamento.

Il secondo esame autoptico, affidato all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, sembrerebbe aver portato a galla lesioni non indicate in precedenza e ne smentirebbe altre. In particolare, i nuovi accertamenti sul cadavere avrebbero evidenziato la frattura di una vertebra oltre al già emerso quadro lesivo a carico di volto e lingua (da tumefazioni ad ecchimosi), ma non ci sarebbe la “possibile antica frattura al naso” di cui si parlò nella prima relazione. E potrebbe cambiare anche la data della morte rispetto a quanto cristallizzato nella prima indagine: Liliana Resinovich potrebbe essere morta il giorno stesso della sparizione e il corpo potrebbe essersi conservato così bene (da indurre il primo medico legale intervenuto a ritenere il decesso invece prossimo all’epoca del ritrovamento, entro 48-60 ore dal 5 gennaio 2022) per via delle basse temperature nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste.



Liliana Resinovich, l’esperto Nicola Bressi spiega perché il corpo non può essere stato in quel parco per giorni

Lo zoologo Nicola Bressi fa parte degli specialisti che assistono i parenti della 63enne e ha dichiarato che ci sono precisi motivi per cui il corpo non può essere stato in quel parco di Trieste per giorni. Lo dice la logica e lo dicono i dati relativi alla fauna che popola quelle zone. L’area di interesse, nonostante incastonata nel tessuto urbano, è frequentata assiduamente da specie selvatiche a caccia di cibo soprattutto in inverno, in particolare cinghiali, ratti e volpi.

Il cadavere di Liliana Resinovich non presenta alcun segno riconducibile all’intervento della fauna che, invece, ci si aspetterebbe in quei luoghi. I sacchi neri che lo contenevano, così come le buste che avvolgevano la testa (“chiuse” intorno al collo con un cordino lasso), non hanno evidenze di manipolazione né soluzioni di continuità. Non ci sono, in poche parole, segnali del passaggio di animali che fisiologicamente, se quei resti fossero stati davvero lì da tempo, si sarebbero avvicinati anche solo per annusare e “curiosare” per capire cosa si celasse sotto il nylon. Non ci sono strappi né segni di morsi o graffi, nulla che faccia ipotizzare che il corpo fosse rimasto per oltre un giorno in quel punto preciso di Trieste. “È altamente improbabile – ha sottolineato Bressi – perché la fauna che c’è in quest’area è veramente abbondante, essendo una zona di contatto tra quella urbana e quella selvatica dell’altopiano carsico“. Lo zoologo ha parlato di una densità elevata di volpi, faine, cinghiali, topi, ratti e uccelli che inevitabilmente sarebbero stati attratti dall’odore del cadavere di Liliana Resinovich se questo fosse rimasto lì.