La decisione del gip di Trieste di respingere l’istanza di archiviazione del caso Liliana Resinovich, avanzata dalla Procura, e di disporre nuovi accertamenti riapre la partita per la verità sul giallo della 63enne trovata morta il 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico della città. Accolte le opposizioni della famiglia e in particolare quanto sollecitato dal medico legale Vittorio Fineschi, consulente del fratello Sergio Resinovich, in merito all’ipotesi del congelamento del corpo.
Tale scenario non è mai stato escluso dal luminare che, davanti alle telecamere, ha dichiarato l’assenza di esami specifici, in sede di prima indagine, per chiarire se il cadavere sia stato sottoposto a una temperatura “bassa e controllata” per rallentarne i processi di decomposizione. Proprio questo punto è parte dei 25 nodi che il giudice per le indagini preliminari ha chiesto di sciogliere con i nuovi accertamenti necessari per chiarire come e quando è morta Liliana Resinovich. La famiglia non ha mai creduto al suicidio e ora, con un procedimento aperto per omicidio volontario a carico di ignoti, il ventaglio delle analisi che si profila all’orizzonte potrebbe portare a una svolta. Per Fineschi, non si può affatto escludere che il corpo sia stato congelato e non sarebbero state effettuate verifiche specifiche durante l’autopsia. Il gip chiede che si proceda alla “misurazione di un enzima” in particolare “al fine di verificare l’ipotesi del congelamento o del raffreddamento del cadavere“.
Liliana Resinovich, l’ipotesi del congelamento torna in scena con nuovi accertamenti
L’ipotesi del congelamento del corpo di Liliana Resinovich torna in scena con la riapertura del caso, disposta dal gip di Trieste poche ore fa, sostanzialmente perché serve un preciso accertamento al fine di escluderla dallo spettro delle possibilità. È quanto aveva già indicato nei mesi scorsi il medico legale Vittorio Fineschi, luminare di fama mondiale e parte del team di consulenti che assistono il fratello della 63enne, Sergio Resinovich. Nella consulenza prodotta in atto di opposizione, Fineschi aveva sottolineato l’assenza di evidenze che dichiarassero infondato il congelamento o il raffreddamento del cadavere prima del ritrovamento e questo, secondo il medico legale, perché mai effettuati esami specifici per escluderlo.
“Il corpo può essere stato congelato – aveva precisato il medico legale in un suo intervento a Chi l’ha visto? e Ore 14 – ma nessuno ha svolto accertamenti per capirlo, dovevano essere state fatte indagini che non sono state fatte“. Indagini che adesso, alla luce dell’ordinanza del gip, dovranno essere svolte. Il suicidio, secondo gli esperti incaricati dalla famiglia di Liliana Resinovich, non è mai stato dimostrato e ci sono diversi elementi che porterebbero da tutt’altra parte, cioè verso l’ipotesi di un omicidio. Tra questi, aveva già chiarito Fineschi, delle lesioni “contusive non compatibili” con la pista suicidaria. Da sciogliere anche gli interrogativi sull’epoca della morte, per i consulenti della Procura da inquadrare entro le 48-60 ore precedenti al rinvenimento del corpo. Questo porterebbe a ipotizzare che Liliana Resinovich, dal momento della scomparsa, il 14 dicembre 2021, a quello presunto del decesso profilato nella consulenza per i pm, il 2-3 gennaio 2022, sia stata viva chissà dove mentre tutta Italia si interrogava sulla sua sorte. Anche su questo punto, i consulenti del fratello della donna sono molto critici: “L’epoca della morte – aveva dichiarato Fineschi a Ore 14 nei mesi scorsi – viene definita fondamentalmente sulla base della Tac che viene effettuata 3 giorni dopo il ritrovamento del cadavere. Il dato delle 48-60 ore prima, indicato dal consulente della Procura, non è solido. Anzi, quello che doveva essere fatto, a nostro avviso, non è stato fatto“.